La requisitoria del pg di Bologna: “Ergastolo a Cavallini, è stata una strage politica per attentare alla sicurezza dello Stato”
Il processo di appello all’ex Nar. Gli avvocati rinunciano al mandato
BOLOGNA. «C’è un filo nero che lega le stragi, da piazza Fontana nel 1969 alla stazione di Bologna del 1980. Anch’essa fu una strage politica, con il fine di attentare alla sicurezza dello Stato». Così, dopo tre udienze e una decina di ore di argomentazioni, il sostituto procuratore generale di Bologna Nicola Proto ha concluso la requisitoria del processo di appello contro Gilberto Cavallini, esponente dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari), condannato all’ergastolo in primo grado nel gennaio 2020 ma con la derubricazione del reato a «strage comune», dunque priva di quella specifica finalità eversiva, in quanto commessa da un gruppo «spontaneista». Una distinzione che secondo la Procura generale è infondata e comunque giuridicamente insensata.
Il processo di appello ha vissuto un colpo di scena quando gli avvocati di Cavallini hanno rinunciato al mandato, in polemica con la decisione della Corte di Assise di rigettare le richieste istruttorie. In particolare, l’audizione di alcuni testimoni come il mitico superterrorista Carlos per avvalorare la tesi di una pista alternativa a quella neofascista, e una nuova perizia genetica sui resti di una vittima, di incerta attribuzione e che farebbero pensare a un diverso attentatore. Nel processo è stata anche discussa l’ipotesi di una esplosione accidentale.
Ma secondo la Procura generale di Bologna, che negli ultimi anni ha riaperto le indagini portando a processo non solo gli esecutori, ma anche gli organizzatori e sostenitori occulti della strage, tutte queste ipotesi sono infondate dal punto di vista logico e smentite da quello documentale.
La requisitoria ha tracciato i contorni della galassia neofascista che si scompone e ricompone lungo tutti gli Anni 70, in un unico disegno eversivo. Tra riviste, organizzazioni militari, strutture occulte, intersezioni con servizi segreti e loggia P2. E complicità che arrivano fino ai giorni nostri.
Per la strage, la più grave del dopoguerra con 85 morti e oltre 200 feriti, sono già stati condannati definitivamente all’ergastolo Francesca Mambro, Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini. Per i depistaggi, il capo della P2 Licio Gelli, Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte dei servizi segreti, il faccendiere Francesco Pazienza. Il killer neofascista Paolo Bellini è stato condannato nel 2022 in primo grado. Il suo processo di appello non è ancora cominciato. Quello a Cavallini si chiuderà a settembre, dopo l’arringa della sua nuova avvocata, nominata d’ufficio.
Pubblicato su Corriere delle Alpi