Roma, bimbo nigeriano morto per una circoncisione eseguita in casa: arrestate due donne e indagata la madre
E’ stata proprio la mamma del piccolo a chiamare il 118 nella notte di venerdì, in seguito a un sanguinamento inarrestabile causato dalla pratica rituale appena eseguita. Ora è accusata di concorso in omicidio preterintenzionale
È morto all’alba di venerdì, a soli 20 giorni, per una violenta emorragia, un piccolo nigeriano sottoposto ad una circoncisione rituale.
Per questi fatti i carabinieri hanno fermato due persone per i reati di omicidio preterintenzionale aggravato ed esercizio abusivo di una professione: si tratta di due donne nigeriane gravemente indiziate di avere operato l’intervento di circoncisione sul bambino nigeriano morto la mattina di venerdì scorso in zona Colonna, vicino a Roma.
Anche la madre del bimbo, una 33enne, è indagata in stato di libertà, gravemente indiziata per concorso in omicidio preterintenzionale.
La chiamata al 112 era arrivata alle 3.30 da un distributore di carburante sulla via Casilina: la mamma che vive a Colonna - il comune più piccolo dei Castelli Romani, alle porte della capitale - ed è sola perché il marito è all’estero, ha il bimbo piangente e insanguinato in braccio ed è disperata.
Il 118 invia immediatamente una ambulanza e una auto medica. Interviene subito anche una pattuglia dei carabinieri della compagnia di Frascati, impegnata in attività di controllo stradale.
Sono loro a tentare le prime manovre di assistenza, poi la drammatica corsa in ambulanza fino al Policlinico di Tor Vergata, dove i medici del Pronto soccorso non hanno potuto far altro che constatare il decesso del neonato e registrare la presenza sul suo corpicino ferite compatibili con una circoncisione rituale effettuata in casa.
Sulla vicenda la procura di Velletri ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo e disposto l’autopsia.
La madre - visibilmente sconvolta - è stata ascoltata per ore dai carabinieri di Colonna senza riuscire a fornire per ora elementi di chiarezza: la tragedia si è consumata all’interno dell’abitazione della donna e chi indaga vuole accertare se oltre la donna ci siano anche altre persone coinvolte.
Il dramma del piccolo nigeriano ricorda infatti troppo da vicino quanto avvenuto il 23 dicembre del 2018 a Monterotondo, sempre in provincia di Roma. Un bimbo di due anni, anche lui di origini nigeriane, morì a causa di una emorragia in conseguenza della circoncisione rituale clandestina subita assieme al proprio gemello da un sedicente medico, anche lui immigrato.
La vicenda di Colonna ha riportato alla ribalta un tema troppo spesso sottovalutato o dimenticato. Secondo le statistiche dell'Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), ogni anno si effettuano 11mila circoncisioni su bambini di origine straniera che vivono in Italia: 6mila nel paese di origine; 5mila in Italia.
Come dovrebbe essere eseguito l’intervento
L’intervento dovrebbe essere effettuato da urologi o chirurghi plastici in regime di day-hospital: può essere eseguito in anestesia locale, ma quando è praticata per motivi religiosi è spesso eseguita senza anestesia.
Se l'intervento è effettuato sui neonati la procedura richiede circa una decina di minuti. Quei dieci minuti, però, non figurano nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) garantiti a carico del Servizio sanitario nazionale e l’operazione può costare dai 500 ai 1.500 euro. Per questo circa il 35% delle circoncisioni praticate in Italia è ancora effettuato clandestinamente, in casa o in strutture non adeguate, in precarie condizioni igieniche e da persone non qualificate. Secondo alcune stime si tratterebbe di 2-3 mila bambini l’anno.
A fronte di questi dati alcune Regioni hanno deliberato la gratuità della prestazione: tra queste anche il Lazio. Ma è necessario un nuovo passo avanti ha spiegato ieri Foad Aodi, medico fisiatra, presidente dell’Associazione Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI), fondatore di Uniti per Unire e della Confederazione UMEM e membro commissione Salute Globale della Fnomceo, sollecitando un incontro urgente al ministro della Salute Orazio Schillaci e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.
Obiettivo: «Lavorare per una legge nazionale che garantisca l’atto della circoncisione in sicurezza ed economicamente accessibile con un ticket sanitario in tutti i territori italiani».
Pubblicato su Corriere delle Alpi