Roma, spari in zona Ponte Mammolo: un morto
La vittima ha 30 anni, i colpi esplosi da una moto in transito. Le indagini dei carabinieri. I precedenti
A Roma si continua a sparare. E per le strade continuano a esserci i morti e feriti. Questa volta a perdere la vita è stato un uomo rumeno di 33 anni, Mihai Stafan Roman. L'uomo è stato raggiunto da diversi colpi di pistola mentre camminava, alle 20 di oggi, in via Francesco Selmi, all'altezza civico 9, in zona Ponte Mammolo. I colpi sarebbero stati esplosi da una moto in transito. Sul posto i carabinieri che indagano sui fatti. Secondo quanto accertato dagli inquirenti la vittima, aveva piccoli precedenti per reati contro il patrimonio. Al momento non si esclude alcuna ipotesi, anche quella del regolamento di conti.
Il 22 febbraio scorso un uomo di 47 anni era stato raggiunto da due colpi di pistola all'interno della sua abitazione nel quartiere romano di Fidene. L'uomo era stato colpito alla gamba destra e alla sinistra. Gli aggressori erano fuggiti via. Sul posto erano intervenuti i poliziotti del commissariato Fidene, i colleghi delle Volanti e la Polizia Scientifica. Il 47enne era stato trasportato in codice rosso al Policlinico Umberto I.
L'11 febbraio scorso, alle 22 circa, due giovani di 27 e 21 anni erano stati gambizzati a Morena, alle porte della Capitale. Il 27enne, ferito con due proiettili alle gambe, è in ospedale con una prognosi di 20 giorni. Andata peggio al 21enne: ferito con un solo colpo alla gamba, ha avuto però una prognosi di 30 giorni.
L’agguato era avvenuto in strada in via dei Sette Metri. Poche ore prima a rimanere ferita era stata una coppia di conviventi che si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia: lei ferita da un colpo di pistola a un gluteo, lui all'addome. I due gestiscono con i parenti un ristorante in via di Castel Porziano. In auto con loro, al momento dell'agguato, c'era anche il figlioletto di meno di un anno, rimasto illeso. In questo caso a rimanere ferito un nome noto agli uffici di polizia: si tratta di Antonio Da Ponte, già condannato a venti anni per omicidio e uscito dal carcere da un anno e mezzo. La sua famiglia, un tempo legata alla Camorra, è fuggita all’Infernetto negli anni 80'.
Pubblicato su Corriere delle Alpi