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«Incontri pubblici sulla diga del Vanoi, il Bellunese escluso: vergogna»

Il comitato per la difesa del Torrente Vanoi e delle Acque Dolci contro il consorzio Brenta

Diga del Vanoi, il comitato che si batte contro il progetto attacca il cosorzio Brenta: vuole costruire l’opera ma non confrontarsi con i Comuni del Bellunese: «Sono passate solo due settimane dall'inizio della nostra raccolta firme con una risposta dei cittadini eccezionale, superate le 2000 firme. Ma oggi apprendiamo con sorpresa e sgomento dell'accelerazione data al dibattito pubblico dal Consorzio Val Brenta, che nei precedenti comunicati stampa aveva preannunciato il dibattito per il 5 ottobre e invece, in tutta fretta, inizierà il 9 settembre a Canal San Bovo. Il Consorzio Val Brenta vuole tirare dritto e soprattutto ha evitato di dibattere nel Bellunese, che ha ben 4 Comuni subito a valle dell'opera con abitati e abitanti più a rischio. Ma soprattutto vuole evitare la contrarietà del Bellunese che già con 16 laghi artificiali, 30 centrali idroelettriche e i 1917 morti del Vajont, si chiede sgomento cosa voglia ancora la pianura da questa provincia trattata come una mungitrice».

«Come comitato ripetiamo l'appello già fatto alla politica tutta di unirsi con una sola voce contro quest'opera, evitando di nascondere la testa sotto la sabbia. Sì uniscano tutte le Comunità montane della provincia in nome di quella solidarietà espressa nella tragedia del Vajont e deliberino contro la diga. Gli amministratori sì uniscano e si espongano e facciano come nel Comune di Cesiomaggiore, dove grazie all'impegno di una nostra attivista è stata affissa la nostra Petizione sull'albo pretorio, e la gente può andare a firmare direttamente nel Comune contro la diga sul Vanoi».

Per il comitato è arrivata l’ora «di abbattere i muri», dice Michele Facen, Comitato per la difesa del Torrente Vanoi e delle Acque Dolci, «e rispondere con i ponti tra comunità a questo arrogante tentativo di imporre opere pericolose e devastanti per l'ambiente sulla testa dei cittadini, senza dare loro nemmeno la possibilità di dire no. È l'ora di chiedersi cosa vogliamo lasciare davvero alle future generazioni, già tradite da una perversa logica del profitto, della predazione ambientale e della sopraffazione».

Pubblicato su Corriere delle Alpi