Burkina Faso: massacro nel villaggio di Karma, Ong denuncia 136 morti
L’organizzazione umanitaria ha attribuito anche questa strage alla mano alle Fds (Forze di Difesa e Sicurezza del Burkina Faso), civili che collaborano con l’esercito del Burkinabe nella lotta antijihadista
Sono almeno 136, più del doppio dunque rispetto alle cifre ufficiali, le persone massacrate nel villaggio di Karma, in Burkina Faso, da uomini in uniforme, il 20 aprile scorso. La denuncia arriva da un gruppo a tutela dei diritti umani, il Burkinabe Collective Against Impunity and Stigmatization of Communities (CISC). Il 20 aprile, un gruppo di uomini armati vestiti con uniformi militari, massacrò gli abitanti del villaggio, in una zona molto frequentata dai jihadisti nel nord del Paese.
Secondo il procuratore locale, rimasero uccise 60 persone; ma i testimoni sopravvissuti hanno dato un bilancio ben peggiore, di oltre 100 morti. E adesso arriva la denuncia della Ong. «Finora, le nostre squadre hanno documentato e registrato 136 vittime Karma, tra cui 50 donne e 21 bambini, tra i quali anche neonati con meno di un mese uccisi mentre erano legati sulla schiena delle madri», si legge nella nota del Collettivo. «Sono stati uccisi anche l'imam, il muezzin e il consigliere per lo sviluppo del villaggio».
Secondo l’Ong, inoltre, altre 11 persone furono uccise nelle città vicine e sull'autostrada Ouahigouya-Barga mentre una dozzina di civili feriti furono portati all'ospedale universitario di Ouahigouya, una città a 15 chilometri da Karma. Il CISC ha attribuito queste stragi a «uomini armati classificati come membri delle Forze di Difesa e Sicurezza del Burkina Faso (Fds), cioè i Volontari per la Difesa della Patria (Vdp), civili che collaborano con l'Esercito del Burkinabe nella lotta antijihadista.
Le forze armate del Burkina Faso devono fronteggiare l'insurrezione dei jihadisti affiliati ad al-Qaeda e allo Stato islamico, un'offensiva che ha lasciato più di 10mila morti, secondo le stime non ufficiali, e circa due milioni di sfollati. Il giorno prima del massacro a Karma il presidente di transizione del Burkina Faso, il capitano Ibrahim Traorè, aveva firmato un anno di allerta e un decreto di mobilitazione generale per far fronte l'insicurezza jihadista, che autorizza il governo a «sequestrare persone, beni e servizi. Intanto ieri il governo burkinabe ha condannato la strage e assicurato che è stata aperta un'inchiesta giudiziaria.
Pubblicato su Corriere delle Alpi