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A Milano i funerali di Julia Ituma. Rose bianche sulla bara. L’arcivescovo Delpini: “La sua morte enigma incomprensibile. Il parroco: “La sua vita è stata una buona notizia”

Ultimo saluto alla campionessa della Igor di Novara nella parrocchia dove aveva cominciato a giocare a pallavolo. La giovane è precipitata dalla finestra dell’albergo dove si trovava con la squadra a Istanbul. L’amica del cuore: «Era grande e potente»

A Milano l'ultimo saluto a Julia Ituma, la pallavolista di 18 anni della Igor di Novara precipitata dall'albergo dove si trovava con la squadra ad Istanbul e morta lo scorso 13 aprile. Il feretro di Julia è arrivato nella chiesa San Filippo Neri, dove la ragazza era cresciuta sportivamente. La bara coperta da un grande cuscino di rose bianche, è stata portata all’interno seguita dei parenti più stretti.

Nelle prime file della chiesa, stretti intorno alla bara di Julia, ci sono la mamma Elizabeth, la sorella Vanessa e il fratellino Daniel, con la zia Ethel che aveva accompagnato la mamma di Julia a Istanbul per il triste momento del riconoscimento. E ci sono tutte le compagne di squadra di Julia, in prima fila, insieme con la famiglia.

A celebrare le esequie, il parroco, don Ivan Bellini insieme a don Fabio Carcano, il sacerdote di Santa Maria del buon consiglio, cioè della parrocchia della Bovisa, il quartiere dove Julia è cresciuta e dove ancora vive la famiglia. «La scelta di celebrare i funerali qui - ha spiegato don Ivan Bellini -, anche se non è qui che abita la famiglia, è stata fatta per gli anni trascorsi da Julia nel contesto della parrocchia in cui la polisportiva è inserita».

Le parole dell’arcivescovo di Milano Delpini

«Desidero esprimere la mia vicinanza e la mia condivisione in questo momento di strazio e di smarrimento che i familiari, le amiche e gli amici, e tutta la comunità vivono per l'enigma incomprensibile della morte di Julia».

Queste le parole lette da don Ivan Bellini da parte dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini. Il porporato ha parlato di «enigma incomprensibile della morte» davanti al quale tutti stanno vivendo «un momento di strazio». «Si affollano - ha scritto ancora Delpini - tante domande, inquietudini, sensi di colpa che si accompagnano a ricordi lieti, memorie di imprese entusiasmanti. Viviamo insieme il dramma di renderci conto che la vita non ha mantenuto la sua promessa di felicità e la morte misteriosa, incomprensibile e imprevedibile, ha stroncato il desiderio di diventare adulti per una vita desiderabile - ha proseguito - Non sappiamo che cosa ha vissuto Julia. Sappiamo che cosa vuole Gesù: che tutti siano salvati che tutti siano amati dall'amore invincibile di Dio».

«Gesù è morto crocifisso dell'incomprensibile crudeltà della gente, è disceso agli inferi per rivelare che non c'è abisso di male che non sia visitato dal desiderio di Dio di rendere felici», prosegue il messaggio di Delpini. «Con questa certezza preghiamo per Julia e celebriamo la Pasqua: ne venga la consolazione per la famiglia e coloro che sono trafitti da un dolore troppo grande e troppo ingiusto e per tutti ci sia un invito a tenere fisso lo sguardo su Gesù, che è la parola persuasiva che invita a vivere, a vivere bene, a vivere per portare a compimento la propria vocazione e a non disperare mai».

Il parroco Bellini cita un proverbio africano e le parole del Papa

Don Ivan Bellini, parroco della chiesa di San Filippo Neri di Milano, ha cominciato la sua omelia commentando il vangelo di Marco nell'episodio di Gesù che incontra i fanciulli, ed ha ricordato un proverbio africano: «per generare la vita bastano i genitori ma per educare un bambino occorre un villaggio intero».

«La storia di Julia - ha detto don Bellini - é stata per noi una buona notizia, la dimostrazione che i nostri 'villaggi' possono essere luoghi di integrazione e di educazione».

«Anche dopo il suo salto di qualità nelle grandi squadre - ha aggiunto - l'abbiamo seguita e abbiamo tifato per lei, ed è diventata motivo di rinnovato entusiasmo nella nostra piccola realtà sportiva».

Il parroco ha citato un discorso di Papa Francesco che parlando ai giovani un anno fa aveva detto «le paure vanno dette. Nelle crisi si deve parlare, le crisi vanno illuminate per vincerle». Ed ha aggiunto: «vogliamo rivendicare anche il diritto di essere fragili, di sbagliare qualche volta». E ha concluso «Julia, figlia nostra, grazie per ciò che sei stata per tutti noi e continua a camminare con noi».

Al funerale di Julia Ituma è presente il ministro dello sport Andrea Abodi, accompagnato dal sindaco di Novara Alessandro Canelli.

«Era grande, era potente, un esempio per tutti»

Numerose le rappresentanze delle altre società di volley femminile che hanno raggiunto la chiesa di San Filippo Neri. Sono arrivate le atlete del Club Italia, dove Julia aveva giocato prima di arrivare alla Igor, c'è una delegazione di Chieri, le ragazze del settore giovanile di Monza.

Aurora Cannone, amica d'infanzia di Julia che con lei aveva condiviso l'esperienza dell'oratorio e della Polisportiva: «I ricordi - dice con la voce rotta dall'emozione - sono dentro. Ma basta arrivare qui perché tutto esca fuori. Lei era grande, potente, fin da quando eravamo adolescenti. Un esempio. . Non ci sentivamo da qualche tempo, ma ho tantissimi ricordi con lei. Già da piccola era fortissima».

Alle esequie della giovane pallavolista partecipano anche Francesca Piccinini, dirigente sportiva ed ex pallavolista azzurra, e il presidente della Lega Volley femminile Mauro Fabris.

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La salma della 18enne era rientrata il 15 aprile in Italia. Se ormai le cause della drammatica fine di Julia sono purtroppo ormai chiare, ancora resta nell'ombra il motivo del suo gesto, che ha straziato la famiglia e creato uno choc per le compagne, ignare dello stato psicologico della ragazza, e l'intero mondo della pallavolo.

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I primi esiti dell’autopsia non avrebbero evidenziato l'assunzione di sostanze ma corroborato l'ipotesi del gesto volontario - e avere qualche elemento sul contenuto del telefono cellulare della pallavolista aiuterebbe a capire qualcosa sugli ultimi contatti della ragazza. Su questo, al momento, la polizia manterrebbe ancora il riserbo, anche se le compagne e la società hanno smentito quanto riportato da alcuni media turchi circa un messaggio di addio inviato loro da Julia e anche di aver ricevuto un appello o un allarme da un amico della ragazza che era in Italia.

Il rosario di ieri sera

Ieri sera i familiari e gli amici della giocatrice morta si sono ritrovati in un'altra chiesa, quella intitolata ai santi Giovanni e Paolo, nella zona dove la famiglia di Julia vive, per la recita del rosario.

Molta commozione nelle parole di don Fabio Carcano, il parroco di quella zona, che questa mattina concelebra le esequie con don Ivan Bellini, responsabile della parrocchia a cui appartiene l'oratorio dove Julia ha mosso i primi passi nel mondo della pallavolo.

Pubblicato su Corriere delle Alpi