Delitto in Polesine, la 31enne aveva un proiettile calibro 22 in testa. Sparo non a bruciapelo
Effettuata l’autopsia sulla donna morta ad Ariano Polesine. Il proiettile ha colpito la regione del cranio della vittima con direzione fronto-occipitale
Rkia Hannoui, la 31enne marocchina morta mercoledì scorso quasi 24 ore dopo essere stata rinvenuta nella sua casa di Ariano Polesine, agonizzante, dai due figli di 8 e 10 anni è morta colpita da una pallottola calibro 22 sparata non a bruciapelo.
L’esito dell’autopsia
Lo ha stabilito l’autopsia effettuata lunedì 3 aprile e ordinata dalla procura di Rovigo. Gli esami necoscopici hanno stabilito che vi è un foro d’ingresso nella regione temporale sinistra riconducibile ad un proiettile in metallo integro, poi rinvenuto in regione temporo-parietale destra e avviato agli accertamenti balistici. Il proiettile ha attinto la regione del cranio della vittima con direzione fronto-occipitale, da sinistra verso destra, caudo – craniale; è escluso, in questa fase, che il colpo d’arma da fuoco sia stato esploso a contatto, ovvero a distanza ravvicinata. L’inchiesta è coordinata dal procuratore capo di Rovigo, Manuela Fasolato.
A chiamare i soccorsi, martedì pomeriggio, era stato Giacomo Stella, vicino della donna, a sua volta sollecitato dai due figli, che si sarebbero presentati da lui spaventati: «La mamma sta male, sta morendo». Ma sono tanti i punti oscuri di questa storia, che ha visto susseguirsi racconti frammentari, contraddizioni, ricostruzioni e smentite.
Il marito, Lebdaoui Asmaoui, era al lavoro e i colleghi confermano. «Io pensavo che mia moglie fosse caduta, non capisco cosa possa essere successo», diceva qualche giorno fa.
Pubblicato su Corriere delle Alpi