"Sono un’antifascista e ho deciso da che parte stare". Chi è Pia Klemp, la capitana della nave di Banksy
Biologa e attivista, 36 anni, indagata dalla procura di Trapani nel 2017, ha ricevuto la medaglia Grand Vermeil, massima onorificenza a testimonianza della «solidarietà e dell’impegno di Parigi per i diritti umani»
«Ciao Pia, ho letto la tua storia sui giornali. Mi sembri un tipo tosto». Così inizia la mail che nel 2019 Banksy scrisse a Pia Klemp, la capitana della Luois Michel, la nave finanziata dallo street artist per il salvataggio dei migranti ora in stato di fermo.
«Sono un artista del Regno Unito e ho realizzato diverse opere ispirate alla crisi dei migranti. Ovviamente non posso tenere i soldi per me. Potresti usarli tu per comprare una barca o qualcosa del genere? Fammi sapere per favore. Buon lavoro, Banksy». «Non considero il salvataggio in mare come un’azione umanitaria, ma come parte di una lotta antifascista» dice di sè la capitana Klemp, precisando che il coinvolgimento di Banksy nelle operazioni si limita al sostegno finanziario.
LA DIRETTA Migranti: la nave di Banksy in stato di fermo. Naufragi al largo della Tunisia, 29 morti. Strage di Cutro: sale a 91 il numero delle vittime
Biologa e attivista per i diritti civili, tedesca, 36 anni, viene da Bonn, la sua carriera in mare iniziò sei anni fa a bordo della nave del gruppo ambientalista Sea Shepard, poi è passata alla Sea Watch e in seguito alla Iuventa. Negli anni scorsi è stata indagata dalla procura di Trapani su tre eventi di soccorso contestati ai comandanti ed ai capomissione della Iuventa nel mese di settembre del 2016 e nel mese di giugno del 2017: l’inchiesta, poi definitivamente archiviata nel maggio del 2022, voleva stabilire se ci fosse stata oppure no una collaborazione con i contrabbandieri libici per salvare i migranti salvati in mare con la Iuventa. La vicenda diede vita alla petizione #FreePia,che superò le 250mila firme.
Nel 2019 il Comune di Parigi decise di conferire a Carola Rackete e Pia Klemp la medaglia Grand Vermeil, la massima onorificenza concessa dal sindaco della capitale francese, a testimonianza della «solidarietà e dell’impegno di Parigi per i diritti umani». Le attiviste venivano definite nel comunicato come «due operatrici umanitarie ancora perseguite dalla giustizia italiana».
Pubblicato su Corriere delle Alpi