Chiese in Provincia di Trento - città di Denno: Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio

Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
Ss. GERVASIO e PROTASIO martiri

TRENTO / DENNO
via Santi Gervasio e Protasio - Denno (TN)
Culto: Cattolico
Diocesi: Trento
Tipologia: chiesa
Al centro dell’abitato di Denno sorge la pieve dei Santi Gervasio e Protasio, dedicazione unica in diocesi e indice di antichità; le prime notizie documentarie sulla sua esistenza sono del XIII secolo, ma l’edificio attuale, orientato regolarmente ad est, risale alla prima metà del Cinquecento, ed è opera dei maestri comacini Rocco de Redi e Antonio de Tosane che hanno lasciato memoria del proprio nome su di una targa in facciata. Il recente restauro, oltre a rivelare questa targa, ha... Leggi tutto
Fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web

Dettagli

Al centro dell’abitato di Denno sorge la pieve dei Santi Gervasio e Protasio, dedicazione unica in diocesi e indice di antichità; le prime notizie documentarie sulla sua esistenza sono del XIII secolo, ma l’edificio attuale, orientato regolarmente ad est, risale alla prima metà del Cinquecento, ed è opera dei maestri comacini Rocco de Redi e Antonio de Tosane che hanno lasciato memoria del proprio nome su di una targa in facciata. Il recente restauro, oltre a rivelare questa targa, ha restituito alla copertura la sua forma originaria, compromessa da un intervento ottocentesco. La facciata a due ripidi spioventi è parzialmente occultata a destra dal campanile (scandito orizzontalmente dalla presenza di chiavi in ferro e dotato di quadrante di orologio sul lato nord, quattro ampie monofore centinate nella cella, tiburio ottagonale con luci a centinatura rientrante alternativamente aperte e tamponate su ogni lato e copertura a bulbo) e rinforzata a sinistra da due contrafforti a parallelepipedo, corrispondenti alla suddivisione interna in tre navate; il portale maggiore architravato, con attico centrato da lunetta affrescata, è sormontato da un oculo strombato, sopra il quale corre una cornice modanata. Le fiancate simmetriche sono ritmate ciascuna da cinque contrafforti a parallelepipedo, corrispondenti alla suddivisione interna in quattro campate, e illuminate da tre ampie monofore archiacute con luci traforate; gli ingressi secondari gemelli si aprono in corrispondenza della terza campata. Il presbiterio a pianta rettangolare presenta una coppia di monofore simmetriche, è serrato tra i volumi più bassi della sacrestia (a destra) e del locale caldaia (a sinistra) e concluso dall’abside poligonale; anche qui si ripetono le monofore archiacute (nelle pareti oblique) e i contrafforti, posti per angolo, mentre un oculo si apre sulla parete di fondo. Le finiture sono a intonaco, con cantonali, contrafforti e cornici in pietra calcarea. L’interno è diviso in tre navate, ognuna di quattro campate, da dieci possenti pilastri ottagonali in pietra a vista, da cui si dipartono una serie di arcate longitudinali e trasversali a sesto acuto e le nervature della volta reticolata, sempre in pietra a vista. La controfacciata della navata maggiore è tagliata orizzontalmente dal parapetto della cantoria, mentre due altari laterali si appoggiano alla parete di fondo delle navate minori. Il presbiterio, elevato di un gradino e avanzato verso la navata centrale, è raggiungibile oltrepassando l’enorme arco santo a sesto acuto; diviso in due campate, è completato dall’abside poligonale; sul fondo è posizionato l’antico organo, mentre otto caratteristici peducci fogliati sostengono le nervature della volta. Tondi dipinti con Evangelisti e Dottori della Chiesa, opera di Francesco Giustiniani, ornano la navata maggiore; sulle vele del presbiterio e dell’abside vi sono invece figure angeliche realizzate da Giovanni Battista Chiocchetti nel 1907.

Pianta

Navata a pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale, divisa in tre navate; presbiterio a pianta rettangolare con asse maggiore trasversale, concluso da abside poligonale.

Facciata

Facciata a due ripidi spioventi, parzialmente occultata a destra dal fusto del campanile e rinforzata a sinistra da due contrafforti a parallelepipedo in pietra calcarea a vista, corrispondenti alla suddivisione interna in tre navate. Lo zoccolo di base è interrotto dall’inserimento del portale maggiore architravato con attico centrato da lunetta affrescata, sormontato da un oculo strombato, sopra il quale corre una cornice orizzontale modanata. Finiture a intonaco.

Prospetti

Fiancate profilate orizzontalmente dallo zoccolo di base e dalla cornice sottogronda, ritmate ciascuna da cinque contrafforti a parallelepipedo, corrispondenti alla suddivisione interna delle navate in quattro campate, tre delle quali illuminate da ampie monofore archiacute con luci traforate; gli ingressi secondari gemelli si apron

XIII - XIII (menzione carattere generale)

La prima menzione documentaria della pieve di Denno risale forse al 1210, quando si trova notizia di una rendita di vino “in plebe Enni” (a meno che non si tratti della pieve di Egna); nel 1276 compare una menzione simile e per la prima volta nel 1288 e 1289 il nome del pievano Trentino. La dedicazione della chiesa ai Santi martiri Gervasio e Protasio sarebbe comunque indice di un’origine molto antica, facendo ritenere agli studiosi che si tratti di una delle pievi di più antica fondazione. L’edificio antico, con tetto a due ripidi spioventi, oculo sopra il portale di facciata, tre finestre sul lato sud e campanile a destra, dove oggi è la sacrestia, nel Quattrocento aveva tre altari, il maggiore dedicato ai titolari e uno dei minori a Sant’Antonio Abate.

1520 - 1542 (ricostruzione intero bene)

Intorno al 1520 iniziò il lungo cantiere di ricostruzione della pieve, diretto dai maestri comacini Rocco de Redi e Antonio de Tosane che lasciarono memoria del proprio nome su di una targa in facciata, rinvenuta nel corso dell’ultimo restauro. Il cantiere si protrasse per anni con fasi alterne: sembra che fosse sospeso nel 1525 in occasione della “guerra rustica”, mentre i visitatori vescovili nel 1537 esortarono i fedeli a concludere la costruzione "magna ex parte iam de novo fabricata tamen nondum perfecta", mancante dell'avvolto e del tetto. L’edificio si compì nel 1542 (data riportata, oltre che sulla targa in facciata, anche in un’iscrizione che ricordava il pievano Gaspare Iosio, un tempo leggibile sull’arco santo), grazie anche al contributo di quattordici famiglie facoltose, che così ottennero, secondo la tradizione, di poter dipingere il proprio stemma sulle chiavi di volta del soffitto.

1558 - 1558 (consacrazione carattere generale)

La chiesa, con i suoi cinque altari, venne consacrata da monsignor Mariano Mano, suffraganeo del cardinale Cristoforo Madruzzo, nel 1558.

1579/08/25 - 1579 (lavori interno)

Il 25 agosto 1579, nel corso della visita pastorale della valle, venne prescritta una trave fissa all’arco del presbiterio, su cui fissare un crocifisso, e altri miglioramenti e restauri.

1670/07/14 - 1670/07/14 (fusione campana)

La campana minore della pieve, rottasi nel 1662, venne rifusa il 14 luglio 1670 nel cimitero di Nanno, dove il fonditore aveva realizzato un forno per il getto dei bronzi di quella chiesa, distrutti da un incendio l’anno precedente.

1678 - 1678 (restauro intero bene)

L’edificio venne restaurato nel 1678 e un pittore di Mezzolombardo, forse Federico Weier, ornò la sacrestia.

1695 - 1700 (ristrutturazione intero bene)

Alla fine del XVII secolo la chiesa fu oggetto di vari interventi: nel 1695 vennero rinnovate le coperture del tetto; l’anno successivo si realizzarono le balaustre e la scalinata (presumibilmente del presbiterio). Carlo Prati di Trento realizzò l’organo nel 1699; lo strumento venne terminato alla sua morte da Giuseppe Bonatti di Desenzano, nel 1700. Il suo posizionamento sulla cantoria in controfacciata comportò il tamponato dell’oculo centrale e l’apertura di finestre a lunetta nella prima campata delle navate laterali.

1736/02/05 - 1736/02/05 (danneggiamento sacrestia)

Il 5 febbraio 1736 un incendio scoppiato in sacrestia distrusse molte suppellettili liturgiche e la maggior parte dei registri e documenti della chiesa e del comune, qui conservati in un’apposita cassa.

1744/03/25 - 1744 (fusione campana)

La campana maggiore, rottasi nel 1743, venne consegnata il 25 marzo dell’anno seguente al fonditore Pietro Soleti di Trento, perché la rifondesse.

1751 - 1751 (ristrutturazione campanile)

Nell’estate del 1751 il vescovo coadiutore e plenipotenziario Leopoldo Ernesto Firmian, ponendo fine ad una lite per la divisione delle spese durata anni, ordinò di far riparare subito il campanile, che era minato da fessure pericolose, demolendo e ricostruendo la copertura. L’anno successivo si aggiunse un

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