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Chiese in Provincia di Trento - città di : Chiesa di Santa Barbara
Chiesa di Santa Barbara
S. Barbara
Dettagli
Costruita a 1147 metri s.l.m., la chiesa di Santa Barbara sorge nell’omonima località turistica sopra Ronzo-Chienis, su terreno comunale, orientata a sud-est. La struttura poligonale manca di una facciata; i prospetti, in parte fra loro paralleli, in parte obliqui, sono caratterizzati da setti murari in cemento armato a vista, con inserti decorativi in pietra calcarea, raccordati da ampie vetrate con telai in legno e ferro, appoggiate su di uno zoccolo in mattoni a vista. La zona presbiteriale è comunicante con la sacrestia, disposta per angolo a chiusura della costruzione. Due possenti pilastri in cemento armato, leggermente discosti dalla struttura, sostengono le due falde del tetto, prolungate a coprire la zona antistante gli accessi a mo di portico; sul colmo del tetto, all’estremità del presbiterio, è collocato un semplice castello in legno per la campana, coperto da un tettuccio a due spioventi. All’interno l’aula unica poligonale, coperta da armatura in legno di abete a vista e orditura in perlinato Douglas, è caratterizzata dalle medesime finiture esterne; due ingressi simmetrici si trovano lungo le fiancate parallele vetrate nord-est e sud-ovest. La disposizione a spina di pesce dei banchi, costituiti da tronchi d’albero tagliati a metà, riprende l’orientamento generale dell’interno. All’estremità sud-orientale della struttura si trova il presbiterio esagonale irregolare, elevato di due gradini; i tre setti murari che lo delimitano non sono continui, ma interrotti simmetricamente da due aperture a luce rettangolare a piena altezza, parzialmente schermate da tende, per consentire l’accesso alla sacrestia retrostante.
1971 - 1974 (costruzione intero bene) La moderna chiesa di Santa Barbara, opera dell’ingegner Sisto Campostrini di Rovereto, fu eretta tra giugno 1971 (posa della prima pietra) e giugno 1974 dall’Impresa Costruzioni Martinelli & Benoni di Ronzo, su progetto dell’architetto Camillo Zucchelli di Arco, sulle rovine di un vecchio accampamento militare austro-ungarico e a pochi metri dall’edicola dedicata sempre alla santa patrona dei minatori.