Chiese in Provincia di Trento - città di : Chiesa di San Biagio in colle

Chiesa di San Biagio in colle
S. Biagio in colle

TRENTO
Levico Terme (TN)
Culto: Cattolico
Diocesi: Trento
Tipologia: chiesa
Orientata ad est, la chiesetta di San Biagio, un tempo associata ad un eremo di cui rimangono soltanto i ruderi, si trova su un poggio sopra la sponda settentrionale del lago di Levico, a 570 metri s.l.m., sul luogo dove gli scavi hanno rivelato una frequentazione umana già in età protostorica e dove forse esisteva un castello altomedievale. In occasione della sostituzione del pavimento sono state individuate cinque fasi di costruzione, tre delle quali precedenti al XIV secolo, anche se... Leggi tutto
Fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web

Dettagli

Orientata ad est, la chiesetta di San Biagio, un tempo associata ad un eremo di cui rimangono soltanto i ruderi, si trova su un poggio sopra la sponda settentrionale del lago di Levico, a 570 metri s.l.m., sul luogo dove gli scavi hanno rivelato una frequentazione umana già in età protostorica e dove forse esisteva un castello altomedievale. In occasione della sostituzione del pavimento sono state individuate cinque fasi di costruzione, tre delle quali precedenti al XIV secolo, anche se difficilmente precisabili per cronologia e sviluppo planimetrico delle strutture. Dell’edificio più antico, risalente al VII-X secolo, sono stati individuati la muratura dell’abside dal profilo ogivale e due strati pavimentali in battuto di calce in sequenza tra loro, impostati direttamente sulla roccia di fondo emergente. La chiesa venne poi ampliata più volte e ornata di affreschi sulla navata e nella zona absidale, tra la fine del XIII secolo e il 1510 circa. La semplice facciata a due spioventi, con portale architravato tra due finestre rettangolari, è preceduta da un avancorpo a pianta quadrangolare, aperto frontalmente da un’arcata ribassata e lateralmente da ampie luci lunettate; le fiancate sono cieche, rinforzate da barbacani. Una meridiana dipinta orna il lato destro; l’abside poligonale reca due monofore centinate sui lati obliqui. All’interno la navata unica lineare, coperta da soffitto a capriate, è raccordata al breve presbiterio mediante l’arco santo a pieno centro; l’abside poligonale è centrata dall’altare ad ara in muratura e pietra calcarea.

Preesistenze

Al di là dei resti archeologici delle fasi precedenti, la navata della chiesa è la parte più antica della costruzione attuale, ampliata dell’abside e modificata in facciata nel 1506.

Pianta

Navata a pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale, preceduta da un portico a pianta quadrata; presbiterio a pianta rettangolare con asse maggiore trasversale, concluso da abside poligonale.

Facciata

Semplice facciata a due spioventi, con portale centrale architravato tra due finestre rettangolari sdraiate, protette da inferriate; davanti ad essa si sviluppa un avancorpo a pianta quadrangolare, aperto frontalmente da un’arcata ribassata e lateralmente da ampie luci lunettate. Finiture a intonaco tinteggiato.

Prospetti

Fiancate cieche, rinforzate da barbacani; una meridiana dipinta orna il lato destro. Abside poligonale recanti due monofore centinate sui lati obliqui; finiture a intonaco tinteggiato.

Struttura

Strutture portanti verticali: muratura in pietrame; strutture di orizzontamento: navata coperta da soffitto ligneo a capriate, presbiterio e abside da volta a ombrello costolonata.

Coperture

Tetto a due falde sopra la navata e il presbiterio, a più falde sopra il portico e l’abside poligonale; struttura portante in legno, manto di copertura in scandole lignee (sopra il portico) e in lastre di porfido (sopra il corpo della chiesa).

Interni

Navata unica lineare; l’arco santo a pieno centro conduce nel breve presbiterio rettangolare, concluso dall’abside poligonale, illuminata da due monofore centinate sui lati obliqui e centrata dall’altare ad ara in muratura e pietra calcarea. Finiture a intonaco tinteggiato, ove non vi siano affreschi.

Pavimenti e pavimentazioni

Pavimento della chiesa in battuto di calce; pavimento del portico in lastre irregolari di porfido.

Elementi decorativi

Affreschi di varie mani databili tra la fine del XIII secolo e il 1510 circa ricoprono le pareti della navata e pareti e volte del presbiterio e dell’abside.

VII - X (preesistenze intorno)

Gli scavi condotti in occasione della sostituzione del pavimento della chiesa hanno permesso di individuare cinque fasi di costruzione, tre delle quali precedenti al XIV secolo, anche se difficilmente precisabili per cronologia e sviluppo planimetrico delle strutture. Dell’edificio più antico restano la muratura dell’abside dal profilo ogivale, con orientamento canonico ad est, e due strati pavimentali in battuto di calce in sequenza tra loro, impostati direttamente sulla roccia di fondo emergente. Tali resti sarebbero da collocare cronologicamente al VII-X secolo.

1056 - 1125 (ampliamento intero bene)

Il primo edificio sacro venne poi ampliato verso ovest, con la costruzione di una nuova navata; lo spazio preesistente venne interamente destinato alla zona presbiteriale, elevata di un gradino. Presumibilmente coperta da volte a crociera, la chiesa era ornata da affreschi a velario bianco e nero e a motivi geometrici policromi. Un evento forse tellurico danneggiò fortemente la costruzione. A seguito del ritrovamento di una moneta di Enrico IV o V di Franconia, coniata tra il 1056 e il 1125, sullo strato di crescita sopra il pavimento, gli studiosi hanno fornito questo termine cronologico di riferimento per la fase tarda di frequentazione di questa chiesa.

1178 - 1329 (ampliamento intero bene)

La costruzione visse un’ulteriore fase di ampliamento tra il 1178 e il 1329 circa, data delle monete ritrovate sul nuovo pavimento in battuto di calce; l’arco santo precedente, forse corrispondente al muro di facciata della prima fase costruttiva, venne abbattuto per realizzare l’attuale arco santo a tutto sesto. La chiesa doveva avere ancora un’abside semicircolare.

1290 - XIV (decorazione interno)

Tra la fine del XIII e il XIV secolo le pareti vennero affrescate da almeno tre pittori diversi, di ambito veneto e locale; uno dei riquadri è datato 1346.

1355 - XV (pavimentazione interno)

Presumibilmente nella seconda metà del secolo XIV la chiesa subì altri aggiustamenti e ricevette un nuovo piano pavimentale in calce; le molte monete rinvenute sullo strato di preparazione di questo pavimento risalgono ad un arco cronologico compreso tra il 1355 e il XV secolo.

1506 - 1506 (ampliamento intero bene)

Come indicato dall’iscrizione incisa sull'architrave d’ingresso, il notaio Bernardo Barezia de Roncaiis, di origine bergamasca, ma residente a Levico, nel 1506 finanziò l'ampliamento della chiesa tardo-romanica sotto il principe vescovo Giorgio di Neideck (1505-1514): venne realizzata la nuova abside poligonale e venne modificata la facciata, che fu dotata appunto di un nuovo portale e di due finestre con cornici in pietra calcarea.

1506 - 1510 (decorazione abside)

La nuova abside, con il breve presbiterio e l’intradosso dell’arco santo, venne affrescata da un pittore di ambito veneto tra il 1506 e il 1510 circa.

1585/09/13 - 1585/09/13 (chiusura al culto intero bene)

Il 13 settembre 1585 il vescovo di Feltre Iacopo Rovellio, in visita pastorale a Levico, raggiunse la chiesa e, trovandola sprovvista di arredi sacri, benché non in cattive condizioni, vi proibì le celebrazioni eucaristiche.

XVII - 1767 (custodia intero bene)

Dai documenti sei e settecenteschi si deduce che una serie di eremiti abitò il romitorio eretto accanto alla chiesa e ne divenne custode, fino al 1767 circa.

1786/04/16 - 1786/04/16 (cambio di giurisdizione carattere generale)

Il territorio della pieve di Borgo Valsugana rimase soggetto alla diocesi di Feltre fino al 16 aprile 1786, quando fu accorpato a quella di Trento.

1915 - 1918 (danneggiamento intero bene)

Durante la prima guerra mondiale le murature della navata vennero parzialmente danneggiate, dato che la chiesetta si trovava sotto il tiro dei proiettili sparati dal “Col dele Bene”, dove c’era un forte austriaco.

1924 - 1925 (restauro affreschi)

Tra il 1924 e il 1925, durante l’intervento di riparazione dei danni bellici

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