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Aggredirono medici per morte parente,chiesti 5 rinvii a giudizio

A settembre in policlinico Foggia il decesso di Natasha, 23 anni

BARI, 27 NOV - Il pm Paola De Martino ha chiesto il rinvio a giudizio di cinque componenti della famiglia ritenuta responsabile dell'aggressione a cinque medici del Policlinico di Foggia, lo scorso 4 settembre, dopo la notizia che la loro parente 23enne, Natasha Pugliese, era morta durante un intervento chirurgico. Si tratta - secondo quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno - del padre, di due fratelli, della sorella e dello zio della 23enne. Natasha era stata ricoverata il 18 giugno in seguito alle lesioni riportate in un incidente vicino allo stadio di Cerignola, che aveva coinvolto il monopattino su cui viaggiava la vittima. Il gup Cecilia Massarelli - sottolinea il quotidiano - ha fissato l'udienza preliminare il 16 dicembre. Ai cinque parenti di Natasha la Procura contesta, "in concorso con altri soggetti non identificati", le accuse di lesioni a personale sanitario, minacce, violenza privata, danneggiamento della porta di accesso alla sala medici antistante la sala operatoria e interruzione di pubblico servizio, "per aver impedito ai sanitari presenti all'interno della zona operatoria in uso al reparto di chirurgia toracica dove era stata operata Natasha Pugliese di attendere alle proprie mansioni interrotte per effetto della violenza irruzione di più soggetti non autorizzati". Contestata anche la resistenza a un poliziotto che si frappose tra aggressori e uno dei medici picchiati. Accanto all'inchiesta sull'aggressione ai medici ospedalieri c'è quella aperta dalla Procura per far luce sulle cause del decesso di Natasha Pugliese, in cui i suoi familiari sono parti offese. Gli indagati sono 20. Si tratta di chirurghi e medici ospedalieri (tra cui anche alcuni che risultano parti offese nel processo per l'aggressione) che ebbero in cura la paziente dal 18 giugno al 4 settembre. Nei loro confronti il reato ipotizzato è omicidio colposo in ambito medico. (ANSA).

Pubblicato su Corriere delle Alpi