Processo Turetta, le parti civili chiedono 2,1 milioni: «Giulia sia simbolo per tutti»
Le richieste dei legali che rappresentano i familiari di Giulia Cecchettin: «Uccisa per motivi futili ed abbietti». Per il pm, Filippo Turetta merita l’ergastolo
Giulia deve essere un simbolo, dentro e fuori dall'aula, è stata uccisa per motivi futili e abbietti. E' messaggio unanime che gli avvocati di parte civile hanno espresso, lunedì 25 novembre a Venezia in Corte d'Assise, nel corso del processo a Filippo Turetta.
Per tutti i legali interventi brevi, nello stile di questo processo con rito immediato, nel richiamare «l'abominio e la crudeltà del delitto», citando le «inequivocabili carte» prodotte dalla Procura attraverso le indagini.
«Nessuno può capire il terrore che ha provato Giulia vittima di una lucida follia», ha detto Stefano Tigani, che rappresenta il padre Gino Cecchettin. Tigani ha ritenuto irrilevante il memoriale - «qualche lacrimuccia» di Turetta per difendersi e per avvalorare la premeditazione -, ha ricordato «la maledetta settimana omicida con la lista delle 'cose da fare'» per poi entrare nella cruda realtà citando passaggi dell'autopsia e quelle 75 coltellate inferte senza pietà.
Nicodemo Gentile, legale della sorella Elana, ha sottolineato come i Cecchettin abbiano sempre rispettato, in questi mesi, la famiglia Turetta e come «non hanno mai avuto parole contro Filippo», questo perché, ha sottolineato rivolgendosi alla Corte, «ci affidiamo a voi perché abbia il giusto».
Antonio Cozza, che tutela la nonna Carla Gatto, ha detto più volte ai giudici «leggete l'autopsia» e poi «quello che la mia cliente sta vivendo è innaturale, innaturale è vedere la fine della propria nipote così».
Per il fratello di Giulia, Davide, e lo zio Alessio, l'avvocato Pietro Coluccio ha rilevato come «la vittima era fragile per la morte della madre, Turetta ne ha approfittato» costringendola a «uscire con lui che la minacciava», come emerso dai tanti contatti sui social.
Complessivamente le parti civili hanno chiesto un risarcimento del danno di 2.150.000 euro.
Pubblicato su Corriere delle Alpi