Alex Marangon non si è suicidato, ferite alla testa compatibili con arma contundente
Ecco i primi risultati dell'autopsia sul corpo del giovane ritrovato senza vita nel Piave dopo il rito sciamanico. Il legale della famiglia: «Siamo di fronte a un omicidio»
Alex Marangon non si è suicidato: è la conclusione a cui sono giunti venerdì 5 luglio i medici che hanno eseguito l'autopsia sul corpo del 25enne barman di Marcon (Venezia), trovato morto nel Piave a Ciano del Montello, nel Trevigiano, dopo aver partecipato a un rituale amazzonico in un'abbazia.
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Sul cadavere del giovane sono state individuate numerose ferite in testa, verosimilmente provocate da un oggetto contundente. L'esame è stato eseguito dal medico legale Alberto Furlanetto, nominato dalla Procura di Treviso, e da Antonello Cirnelli, perito della famiglia della vittima. All'autopsia erano presenti anche i carabinieri.
La ricostruzione
Alex Marangon è morto per dei colpi alla testa e poi è finito nel fiume Piave dove il suo corpo è stato trovato il 2 luglio su un isolotto a Ciano del Montello. L'allarme era scattato all'abbazia di Vidor dov'era andato per seguire una sorta di rito sciamanico.
Dal referto dell’autopsia emerge che sono state individuate numerose ferite alla testa, verosimilmente provocate da un oggetto contundente.
All'autopsia erano presenti anche i carabinieri ai quali la Procura della Marca ha affidato l'indagine.
Cade, quindi, definitivamente l'ipotesi di suicidio.
Alex, che a Vidor era andato con un conoscente dicendo che si recava ad una festa, era scomparso il 30 giugno e ritrovato privo di vita due giorni dopo. Il giovane, secondo alcuni testimoni, era stato visto allontanarsi dall'abbazia verso il Piave seguito da due persone che erano al raduno.
I due, però, hanno detto di aver desistito nel seguirlo tornando sui loro passi. Il legale della famiglia
«Ci aspettavamo altro dall'autopsia», commenta Stefano Tigani, legale dei familiari del giovane, «pensavamo agli aspetti legati ai riti, quindi a qualche cosa che avesse bevuto e che avrebbe portato ai reati legati al cessione di sostanze stupefacenti. Invece ci troviamo di fronte ad un omicidio, anche se preferisco attendere di vedere il referto dei medici».
Per Tigani c'è poi «quel sospetto dettato dal buco di tre ore dalla scomparsa di Alex alla chiamata per avere aiuto. Ora tutto diviene sempre più incomprensibile con una trama che si infittisce».
Dopo il primo esame del medico legale sul corpo, ciò che era stato notato - una tumefazione ad un occhio e una lacerazione all'addome - aveva portato a pensare a traumi da caduta o rotolamento per il viso, mentre la ferita è stata attribuita al morso di una volpe. Gli esami tossicologici
L'autopsia, comunque, non è conclusa. Ci sono da valutare tutti gli aspetti tossicologici. I riti a cui Alex si è sottoposto prevedevano l'assunzione di una tisana con effetti psichedelici a base di ayahuasca e diverse piante amazzoniche.
Decotto che Alex, secondo i testimoni, ha assunto una prima volta di giorno andando poi a bagnarsi nel Piave assistito da altri partecipanti, per poi berne una seconda dose la sera prima di allontanarsi, secondo i testimoni, verso il fiume, rimanendo da solo.
Per l'esito degli esami tossicologici, ci vorranno alcune settimane anche se è stata richiesta la massima urgenza al laboratorio in modo da capire, al fine di orientare le indagini, se il giovane fosse sotto l'effetto delle sostanze distribuite nel corso del rito sciamanico.
Quanto al presunto morso da parte di un animale selvatico, l'esame odierno l'ha escluso: in realtà si trattava di una ferita lacero contusa sul fianco sinistro
L'autopsia è stata disposta dal pm Giovanni Valmassoi, titolare dell'inchiesta, che aveva aperto un fascicolo per morte in seguito ad altro reato, e che, per il momento, non vede iscritto alcun indagato.
Pubblicato su Corriere delle Alpi