Strage di Mestre, la perizia: bus fuori controllo per un guasto tecnico
Accertata la rottura di un giunto del bus che collegava il sistema del volante alle ruote, provocando così l’ingovernabilità del mezzo che poi sarebbe andato a sbattere contro un guardrail inadeguato
Accertata la rottura di un giunto del bus che collegava il sistema del volante alle ruote, provocando così l’ingovernabilità del mezzo che poi sarebbe andato a sbattere contro un guardrail inadeguato. Sono stati comunicati venerdì 21 giugno i primi risultati delle perizie disposte dalla Procura di Venezia sull’incidente del 3 ottobre scorso capitato al bus della Linea sul cavalcavia superiore di Marghera, provocando la morte di 22 persone. Leggi anche Strage di Mestre si aggrava il bilancio delle vittime
In conferenza stampa, il procuratore capo Bruno Cherchi ha dato conto del lavoro compiuto negli ultimi mesi dal super consulente Placido Migliorino. In base alle prime indicazioni, è stato accertata la rottura di un giunto che collega il sistema del volante alle ruote.
La rottura non sembrerebbe derivare dall’urto con il guardrail ma sarebbe precedente e sarebbe stata provocata dalla rottura di un perno che connetta vari sistemi del mezzo. Ora l’attività dei consulenti si concentrerà sulla ricerca delle cause della rottura del perno. Tale rottura, comunque, avrebbe reso il mezzo ingovernabile provocandone lo sbandamento verso destra.
L’altra consulenza di cui ha dato conto il procuratore è quella relativa al guardrail, rimosso proprio in questi giorni. In base alle prime indicazioni del consulente incaricato dalla Procura, là barriere non sarebbe stata in grado di reggere l’urto a causa della “sua vetustà e della mancata manutenzione”.
Al momento, comunque, il quadro degli indagati resta quello degli ultimi mesi. Sotto indagine restano i tre dirigenti del Comune e l’amministratore delegato di La Linea. I primi risarcimenti
I primi risarcimenti sono arrivati ai primi di marzo.
Allianz, assicurazione della società La Linea, ha avviato una serie di trattative con alcuni dei rappresentanti legali delle persone offese che si costituiranno parti civili al processo - i feriti e i familiari delle vittime - e, in almeno un caso, avrebbe trovato l’accordo per un acconto volontario di circa 200-300 mila euro nei confronti di una famiglia coinvolta nell’incidente.
Per altri familiari delle vittime e altri feriti le trattative sono in corso.
Allianz avrebbe deciso di iniziare a trattare e a versare i primi risarcimenti nella formula dell’acconto volontario per dare un segnale di vicinanza alle persone coinvolte, pur tuttavia non ritenendosi responsabile. Tant’è vero che, contemporaneamente alle lettere di offerta partiranno equivalenti richieste di rivalsa al Comune di Venezia - almeno una sarebbe già arrivata a Ca’ Farsetti - ritenuto dalla società assicurativa, in questa fase, responsabile dell’incidente per lo stato del guardrail del cavalcavia superiore, dal quale l’autobus è precipitato.
Lettere di rivalsa che, una volta depositate le consulenze disposte dal pubblico ministero Laura Cameli, titolare dell’indagine, oltre che sul guardrail anche sullo sterzo e le telecamere interne al bus, potrebbero avere anche altri destinatari. La partita dei risarcimenti è molto delicata per Allianz anche per l’immagine della società.
Anche perché sono coinvolte parti lese di numerosi Paesi europei (ad esempio Ucraina, Francia, Germania, Spagna, Croazia, Portogallo e Romania) e del Sudafrica.
I risarcimenti nel loro complesso, visto il numero di persone coinvolte, ammonteranno a decine di milioni di euro.
I turisti a bordo del bus viaggiavano - come si dice tecnicamente - a titolo oneroso e questo stabilisce il diritto di chi era su quel bus o dei suoi famigliari a essere risarciti.
Le trattative in corso riguardano anche un paio di società specializzate nel risarcimento danni, gli studi 3A di Mestre e Giesse di Belluno, che sono entrati nella partita dopo aver ricevuto l’incarico di rappresentare alcune delle persone coinvolte. Escluso il malore dell’autista del bus
Non era stato un malore dell’autista Alberto Rizzotto a provocare la tragedia del bus di La Linea, precipitato il 3 ottobre dal cavalcavia di Marghera-Mestre, con la morte di 21 persone e il ferimento grave di altre 15.
A uccidere Rizzotto è stato il gravissimo trauma cranico provocato dall’impatto del mezzo a terra.
Questa la conclusione della relazione depositata dal medico legale Guido Viel, consulente della Procura della Repubblica di Venezia.
L’autopsia ha escluso quindi anche eventuali complicazioni cardiache da “morte bianca”.
Così ha scritto il medico legale nelle conclusioni dell’autopsia: «La causa del decesso del signor Alberto Rizzotto è identificata in uno sfacelo cranio encefalico e asfissia meccanica. Trattasi di morte rapida, ma non immediata, con breve sopravvivenza».
Sul punto degli accertamenti ulteriori sul cuore dell’autista - affidati dalla Procura alla medico legale Cristina Basso — per il medico legale Viel: «Non risultano esservi elementi tecnico oggettivi idonei a sostanziare compiutamente l’ipotesi che il signor Rizzotto soffrisse di una coronaropatia sintomatica».
E ancora: «I rilievi emersi dall’approfondimento cardio-patologico svolto dalla professoressa Basso risultano più probabilmente riconducibili ad un quadro silente, asintomatico in vita».
La cardiologa, pur escludendo l’infarto, aveva da parte sua rilevato un’importante ostruzione aortica in ipotesi compatibile con una “morte bianca”, ma senza lesioni evidenti sul tessuto cardiaco tali da individuare una causa di morte, pur non escludendo un legame.
Per il medico legale Guido Viel, invece, la conclusione è netta: «Sussiste nesso di causalità materiale certo tra il sinistro stradale, avvenuto in data 3.10.2023 alle 19.45, presso via della Libertà, cavalcavia Venezia/Marghera e il decesso del signor Alberto Rizzotto». L’assessore di Venezia
«Lasciamo lavorare gli esperti e la Procura. L'indagine è aperta», ha detto Boraso, assessore alla Mobilità del Comune di Venezia sulla vicenda del bus di Mestre e dei primi esiti peritali.
Boraso esclude, vista l'ipotesi guasto meccanico per il mezzo precipitato dal cavalcavia di Mestre, di rimettere in discussione i mezzi Yutong che , pur dopo un secondo incidente senza conseguenze, erano stati sospesi dal servizio e revisionati.
Le parole Boraso sono quindi per la famiglia dell'autista, il 40enne Alberto Rizzotto morto per lo schianto, che esce dalla vicenda privo di responsabilità. «Mi stringo alla famiglia di Alberto - dice -, escono da un periodo bruttissimo, ma è stata ridata dignità ad un loro congiunto che è stato solo vittima e si aggiunge alla lista delle altre». «Una verità - conclude Boraso - che dà dignità al loro congiunto e può essere una consolazione anche se non restituisce loro Alberto».
Pubblicato su Corriere delle Alpi