L’addio a Malenotti tra amici, imprese e vip. Il figlio: «Mi prenderò cura della famiglia»
Il funerale a San Francesco, in chiesa anche Paolo Berlusconi, Vincenzo Marinese di Confindustria ed Ermanno Boffa
I sei figli stretti in un solo abbraccio, insieme alla loro mamma, Alessandra, ora rimasta sola al loro fianco. La chiesa di San Francesco dove lei e il marito, Michele Malenotti, si sono scelti per la vita, ieri è stata investita di tutto il dolore possibile.
La morte prematura dell’imprenditore, vittima di un incidente stradale, ha lasciato tutti sotto shock. Senza parole. «Di fronte ad un dolore così immenso, ci viene da rimanere in silenzio, spiazzati, disorientati e attoniti» dice il sacerdote.
Risuona solo la sua voce sotto alle navate gremite, dove manager, stilisti, designer e amici si sono riuniti per salutarlo un’ultima volta. Seduto nelle prime file, in disparte, c’è Paolo Berlusconi. Poco distanti, l’amico Vincenzo Marinese, vicepresidente di Confindustria Veneto Est, ed Ermanno Boffa per la famiglia Benetton.
Il figlio Ignazio legge una commossa lettera dell’attore Arnold Schwarzenegger che pochi giorni fa aveva scritto sui social: «Ho incontrato Michele Malenotti per il suo fantastico lavoro e ha disegnato giacche fantastiche per Terminator. Ma era molto più del suo lavoro. Era un padre e un marito eccezionale, assolutamente devoto ai suoi figli, un caro amico e un meraviglioso compagno di scacchi. Faceva sempre sorridere tutti quelli che lo circondavano. Mi mancherà». Composti sono anche i compagni di asilo e di scuola dei figli del manager: una di loro si avvicina all’altare con un mazzo di tulipani bianchi. Tutto attorno una commozione sincera e incredula.
Aveva solo 42 anni Michele Malenotti, salito agli onori delle cronache e del jet-set per aver portato al successo il marchio Belstaff, poi l’approdo a M Symbol Group, con l’abbigliamento in pelle, e ancora a Matchless, azienda internazionale di abbigliamento ed e-bike.
Fortune alterne ma anche un’immensa voglia di vivere che si è infranta lungo la Noalese, nella notte che portava al 23 marzo. Un dramma che ha sconvolto tutti. «Addio caro papà» dice il figlio Ignazio, leggendo una lettera accorata alla fine dell’omelia, tenero e forte, pronto a vestire i panni del capofamiglia.
«La casa e la via» aggiunge il sacerdote, «Michele era dedito alla sua famiglia, ai suoi adorati figli e ad Alessandra, era un padre presente e affettuoso. E allo stesso tempo un uomo che ha fatto del viaggio, il suo modo di vivere, sempre pronto a coltivare esperienze professionali nuove, con energia, passione e dinamismo. Chissà quanti posti ha visto, insieme alla sua famiglia, trasmettendo la voglia di andare oltre». Il pensiero va ai figli, che hanno dai 4 ai 20 anni, e al testimone raccolto dal loro padre. Ignazio se ne fa portavoce: «Papà, fino all’ultimo respiro mi prenderò cura della mia famiglia. Mamma su di me potrai sempre contare. Fratellini miei, io ci sarò sempre. Alla mia famiglia voglio bene».
Non manca il grazie per il sostegno collettivo ricevuto, che sta vedendo aumentare, di ora in ora, la raccolta fondi avviata per aiutare la famiglia Malenotti. Lanciata tre giorni fa proprio dal figlio Ignazio, 22 anni, continua ad avere sostegno da amici e conoscenti del padre e della famiglia. Ad oggi sono stati superati i 121 mila euro; un anonimo benefattore ne ha donati da solo 46 mila, l’obiettivo è arrivare a 130 mila.
Il silenzio lascia spazio ad un applauso. Fuori piove ancora, si aggiungono altri mazzi di fiori. «Gli volevamo davvero tutti bene».
Pubblicato su Corriere delle Alpi