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Organi di un migrante salvano donna affetta da malattia rara

Aveva una malattia rara, l'operazione al Niguarda di Milano

MILANO, 25 MAR - Era bengalese, aveva 38 anni ed era partito a piedi dal suo Paese, attraversando parte del Medio Oriente e dei Balcani, per arrivare in Lombardia un anno fa, dove aveva però scoperto di aver una grave patologia per cui è morto. Grazie ai suoi organi, trapiantati all'ospedale di Niguarda che ne dà notizia, una donna di 50 anni che soffre di una malattia rara che la costringeva alla dialisi e aveva portato il suo fegato a pesare più di 10 chilogrammi, potrà avere una vita il più possibile normale. Questo grazie a un doppio intervento durante il quale le sono stati trapiantati il fegato e un rene del migrante deceduto. Zaidane (nome di fantasia fornito dal Niguarda ) aveva trovato un lavoro e una vita nuova, ma non sapeva di avere una grave ipertensione che gli ha provocato una vasta emorragia cerebrale che lo ha portato in coma profondo irreversibile. Non è stato semplice rintracciare la sua famiglia, ma i medici dell'ospedale milanese sono riusciti a contattare la sorella in patria e ad aiutarla a superare la burocrazia e le difficoltà per il viaggio. Ha raggiunto il fratello e, insieme al resto della famiglia, ha dato il consenso al prelievo degli organi. Negli stessi giorni era ricoverata Paola (altro nome di fantasia), 50 anni, affetta da una malattia rara ma devastante: la policistosi epato-renale, a causa della quale ha perso il rene destro e che la costringeva alla dialisi 3 volte alla settimana. Il suo fegato, provato dalla patologia, è arrivato a pesare oltre 10 kg. "Sono stati proprio il fegato e il rene di Zaidane a salvare la vita alla paziente - spiega Luciano De Carlis, direttore della Chirurgia Generale e dei Trapianti di Niguarda - perché la loro compatibilità era perfetta". Prima è stato trapiantato il fegato e dopo 52 ore anche il rene, ed entrambi gli interventi sono stati coronati da successo. "Ora Paola sta bene, è già uscita dalla Rianimazione e potrà tornare presto alla vita di tutti i giorni, ma soprattutto non dovrà più ricorrere alla dialisi", conclude il Niguarda. (ANSA).

Pubblicato su Corriere delle Alpi