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Tre morti all’ex Configliachi di Padova intossicati dal monossido

Dormivano in un giaciglio di fortuna nello stabile abbandonato, due sono tunisini. Vicino ai corpi un braciere

Una scena straziante tre corpi uno accanto all’altro morti. E’ la tragedia della disperazione quella che si è vissuta sabato sera verso le 22.30 all’ex istituto Configliachi di in via Guido Reni, dopo la segnalazione da parte di alcuni cittadini stranieri di aver rinvenuto in una stanza, all’interno dello stabile, tre persone morte, su un giaciglio ed in posizione dormiente.

Si trattava di due tunisini: un 24enne richiedente protezione internazionale, con precedenti per droga e immigrazione clandestina, già arrestato di recente, e con divieto di dimora a Padova; e poi un 18enne irregolare, anche lui con precedenti per droga. Mentre sul terzo uomo sono in corso ulteriori accertamenti.

La questura di Padova è in contatto con il Consolato della Tunisia a Milano, per rintracciare e informare i familiari dei due giovani già identificati, e riuscire a identificare anche il terzo ragazzo, ancora senza un nome.

Erano all’interno di una stanzetta, senza finestre, al primo piano. All’interno di un contenitore di alluminio c’erano delle braci che si erano messi vicino per cercare un po’ di tepore in una notte fredda, piovosa e ventosa.

Sul posto, oltre ai poliziotti delle Volanti e della Squadra Mobile, sono intervenuti i Vigili del Fuoco, la Polizia Scientifica, personale sanitario e medico legale.

Non sono stati riscontrati segni di violenza sui corpi, il che fa pensare ad un decesso naturale. Sono in corso accertamenti per identificare le tre persone decedute, probabilmente di origine magrebina: potrebbero essere tunisini di un’età approssimativa tra i 20 e 30 anni.

In questi anni sono stati innumerevoli i controlli all’interno dello stabile abbandonato, che spesso era usato come riparo di fortuna per chi non aveva nulla. Inutile anche il tentativo si sbarrare porte e finestre, chi voleva trovava sempre il modo di entrare.

L’ultimo controllo nello stabile

Il 14 ottobre scorso c’è stato uno degli ultimi maxi controllo all’ex Istituto Configliachi di via Guido Reni. Proprio qui nei giorni precedenti, in seguito a una perlustrazione da parte dell’Unità cinofila, erano stati trovati e sequestrati 85 grammi di hashish e 8 grammi di cocaina, già suddivisa in varie dosi.

I poliziotti delle Volanti, entrati dentro la struttura, trovarono quattro stranieri, tutti di origine tunisina di 37 anni, 18 anni, 19 anni e anche un minore di 17 anni. Uno di questi aveva anche un coltello a serramanico. Tutti senza documenti vennero accompagnati in questura e uno di loro, irregolare portato al Cpr di Gradisca d’Isonzo.

Il ragazzo di 17 anni invece venne affidato ai Servizi sociali del Comune e collocato in una comunità. Era l’ennesima volta che negli spazi dell’ex Istituto di via Guido Reni venivano trovati giacigli di sbandati, stranieri e droga. Le parole degli assessori

Nel pomeriggio sono arrivate anche le dichiarazioni degli assessori alla sicurezza Diego Bonavina, alla cultura Andrea Colasio e al sociale Margherita Colonnello.

“Ovviamente c’è profondo dispiacere per quanto successo ai ragazzi coinvolti” ha detto l’assessore Diego Bonavina (sicurezza). “Ora le forze dell’ordine con la Magistratura approfondiranno per capire la dinamica dei fatti, anche perché lo stabile in questione pare presentasse segni di effrazione delle sicurezze poste dall’ente proprietario a protezione dei varchi di accesso. La situazione dell’immobile è oggetto di continue verifiche da parte delle Forze dell’ordine e anche della Polizia Locale, la cosa più importante per giungere alla soluzione delle criticità che hanno portato anche alla tragedia di oggi penso però sia proprio che grazie a un duro lavoro di tutte le Istituzioni coordinate dal Sindaco e Presidente della Provincia Sergio Giordani si sta sbloccando l’iter che consentirà alla Provincia di Padova di acquisire la parte dell’immobile adiacente a quella già oggetto di appalto e riqualificazione da parte del Comune e così potremo finalmente dare nuova vita a questa zona importante della città dato che è evidente che la sicurezza passa per le operazioni di rigenerazione urbanistica e non solo dalla repressione e la nostra Amministrazione sta perseguendo da tempo questa strada”.

L’assessore alla cultura Andrea Colasio spiega: “Spiace molto per i fatti di oggi e per le persone coinvolte ma la Giunta si è da anni attivata per recuperare questi edifici cari agli arcellani anche con l’obiettivo già molto avanzato di dialogare con le Istituzioni interessate per giungere alla riqualificazione e restituzione ai padovani dell’intero complesso. Per quanto concerne la parte antistante del Configliachi da tempo è in corso un' opera di riqualificazione strategica dell’amministrazione dopo anni di abbandono. Il Comune di Padova dopo l’acquisto dell’edificio ha provveduto a metterlo in sicurezza per gli ambienti di sua competenza. Sono state chiuse tutte le entrate con reti e mattoni. Stiamo rispettando il cronoprogramma previsto dal progetto Pinqua. Attualmente è in corso l’appalto, il 18 gennaio scadranno i termini per la presentazione delle offerte. L’avvio dei lavori per un importo di 8 milioni di euro è previsto per la prossima primavera con fine dell’opera nel 2026. E’ significativo il lavoro di rigenerazione complessivo nel quartiere Arcella che ne uscirà di fatto con un nuovo volto a breve. Esso comprende il nuovo grande centro culturale DU30 sul sedime dell’ex Coni e la valorizzazione sia di Piazza Azzurri d’Italia dia dell’area ex Valli oggi già trasformata nel parco Franca Ongaro Basaglia. Un percorso condiviso con la Consulta le associazioni locali e la cittadinanza che ha molto a che fare con la qualità della vita di tutti i cittadini e con la prevenzione attiva e duratura dei fenomeni di degrado”.

Mentre l’assessora al sociale Margherita Colonnello: “Spiace molto per quanto accaduto a queste persone, nell’attesa che le forze dell’ordine accertino quanto accaduto e perché si trovavano in quegli ambienti, posso ribadire che l’impegno nel piano di accoglienza invernale è massimo e da anni vede un trend di aumento della capienza dei posti a disposizione per chi ha la necessità di trovare riparo. Ad ora è già stata data una risposta a circa 170 persone nell’accoglienza, quest’anno ulteriormente ampliata grazie alla disponibilità del terzo settore e delle parrocchie. Le unità di strada ogni sera sono operative, incontrano le persone, le indirizzano alle strutture di accoglienza, offrono qualcosa di caldo, mappano i casi di difficoltà e le diverse esigenze di ciascuno. La politica della nostra Giunta è chiara, tutti devono poter essere accolti in un luogo caldo senza distinzione alcuna. Certo per varie ragioni succede che ci sia chi non vuole entrare in un percorso di riparo o non è rintracciabile dalle nostre reti ma una cosa è certa nessuno di chi chiede e intercettiamo in questo incessante lavoro viene lasciato al freddo. In questo caso servirà capire perché questi tre ragazzi erano dentro l’edifico di cui hanno anche forzato gli ingressi, spesso una gestione come quella attualmente prevista a livello centrale dell’immigrazione, che come ho già detto più volte non condivido nella sua farraginosità ideologica, spinge un numero crescente di irregolari nelle braccia della microcriminalità rendendo più difficile il nostro lavoro di prevenzione e reinserimento”.

Pubblicato su Corriere delle Alpi