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Anziana uccisa a coltellate in garage, il giallo del figlio investito cinque mesi fa

Il delitto a Rimini. La vittima aveva 78 anni e avrebbe cercato di difendersi. Gli inquirenti cercano indizi legati all’incidente che mandò l’uomo in coma

RIMINI. Il rigor mortis colloca l'ora del decesso di Pierina Paganelli in qualche momento della notte di martedì. Il ritrovamento del cadavere della 78enne però è avvenuto ieri alle 8,30. Il luogo fa pensare a un agguato: il sotterraneo dei garage condominiali, in un quartiere con parco di Ca' Acquabuona, frazione di Rimini lontana dalle spiagge e vicino all'autostrada. Tutto è accaduto tra la porta che collega i box auto alle scale che vanno verso le palazzine.

Una zona d'ombra in un posto tranquillo, come quella che circonda un delitto commesso con un'arma bianca, il cui autore è ancora sconosciuto e a cui potrebbe essere attribuito anche un tentato omicidio che inizialmente era sembrato un incidente.

Sulla scena del più recente tra i due crimini in questione, la borsa, rimasta accanto al cadavere di Pierina, porta ad escludere il movente economico: non è stata una rapina. L'uso del coltello, poi, di solito comporta un'implicazione emotiva forte, nel commettere un omicidio. E questo ha spinto gli investigatori a riconsiderare un altro episodio, sulle prime apparso come un incidente stradale con comportamento colposo: l'investimento in maggio di Giuliano Saponi, 53 anni, figlio della vittima e forse colpito dallo stesso aggressore, per motivi in qualche modo collegati.

A trovare Saponi era stato un gruppo di pellegrini, in un orario poco frequentato dal traffico ordinario. Era sul ciglio della provinciale per Coriano, sempre in provincia di Rimini. Stava andando in bicicletta al lavoro presso l'inceneritore, che si trova poco più avanti. Erano le 5,20 del 7 maggio. Aveva ferite gravi al cranio e al viso, ma nient'altro di rilevante sul resto del corpo. Mentre era in coma, la medicina legale ipotizzò fosse stato colpito dallo specchietto retrovisore di un camion, un furgone o un Suv. Il suo avvocato, Monica Lunedei, chiese di chiarire se si trattasse di «un pirata della strada (che lo aveva investito senza fermarsi, ndr) o di un pestaggio», perché i referti medici erano compatibili con entrambe le possibilità.

Saponi ha ripreso conoscenza all'inizio di luglio. Da allora, segue una lenta riabilitazione in una clinica specializzata e sarebbe dovuto tornare a casa tra una settimana. La madre Pierina lo andava a trovare tutti i giorni. Un'altra delle sue abitudini era quella di frequentare la Casa del Regno di Rimini. Era testimone di Geova da molti anni e, forse, chi l'ha uccisa, sapeva che martedì sarebbe rientrata attorno alle 22, dopo la solita funzione religiosa. Parcheggiata l’auto, avrebbe varcato la soglia dietro a cui l’ha attesa l’assassino.

In questo complesso residenziale privo di telecamere, abitano anche la moglie di Giuliano e loro figlio, nipote della vittima. Dal marito, questa pensionata che ha sempre lavorato come assistente sanitaria e continuava a dare una mano ai vicini, ha divorziato 50 anni fa. L'uomo gestisce un albergo nelle vicinanze e si trasferisce in Germania per l'inverno: si trova già lì da tempo ed è escluso dall'inchiesta. È stata la nuora e dirimpettaia a trovare Pierina. La questura di Rimini parla di ferite alla schiena, al braccio e al collo della suocera.

Approssimativamente, i primi tagli lasciano pensare a un agguato alle spalle, le seconde un tentativo di difendersi. L'ultima, è la causa del decesso.

Proprio la nuora è stata a lungo sentita dal pm Daniele Paci e dai commissari della Mobile. Questa, però, è la prassi. L'ambiente dei testimoni di Geova riminesi è numeroso ed è un punto di riferimento mondiale. Di recente, il centro congressi della città romagnola ha ospitato un loro battesimo di massa. Mentre nessuna pista è esclusa, nemmeno si può scartare che il movente del delitto nasca da dissapori interni alla congregazione. D'altra parte, finora il peggio che è stato loro attribuito è una denuncia per aver eccessivamente insistito nei confronti di un'affiliata che voleva allontanarsene. È qui o altrove che va cercato il movente? Poi, c'è la stessa mano dietro a quanto accaduto a Giuliano Saponi e a sua madre Pierina Paganelli? Con un assassino in libertà, gli inquirenti lasciano intendere che una pista è stata imbastita, ma che ci vorrà tempo per un arresto. —

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Pubblicato su Corriere delle Alpi