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“Ho ucciso i bimbi, non potevo curarli”. L’infermiera Lucy che sconvolge il Regno Unito

Lunedì la sentenza. Ha 33 anni e ha compiuto 7 omicidi

LONDRA. «Sono il male. Non merito di vivere. Li ho uccisi intenzionalmente perché non sono capace di prendermi cura di loro. Sono una persona cattiva, orribile». Parole scritte su un pezzo di carta da Lucy Letby, un’infermiera inglese di 33 anni divenuta la serial killer di bambini che ha fatto più vittime nella storia moderna del Regno Unito. Letby è stata giudicata colpevole di aver ucciso 7 neonati e tentato di assassinarne altri sei, al termine di un lungo processo che ha scosso il Paese. «Questi bimbi saranno per sempre nei nostri cuori», ha detto, visibilmente emozionata, l’ispettrice di polizia Nicola Evans, che per anni ha indagato sul caso. «Non ci sono vincitori oggi».

Letby ha ucciso le sue piccole vittime somministrando insulina, o liquidi in eccesso, o attraverso iniezioni d’aria. I bimbi si trovavano nel reparto di terapia neonatale al Countess of Chester Hospital di Chester. In un caso, ha ucciso due gemellini a 24 ore l’uno dall’altro; in un altro, si è accanita sul corpicino di una bimba nata prematura, morta al quarto tentativo. Omicidi avvenuti tra il 2015 e il 2016 e commessi secondo l’accusa in maniera «calcolata, con insistenza e a sangue freddo». I capi d’accusa erano 22 in tutto: Letby è stata giudicata colpevole su tutte e sette le accuse di omicidio; per i tentati omicidi, è stata trovata colpevole su sette capi di accusa (su sei bambini); non colpevole in due casi; mentre nei rimanenti sei, la giuria non è riuscita a raggiungere un verdetto, nonostante una camera di consiglio durata oltre quattro settimane. Ce n’è comunque abbastanza per condannarla all’ergastolo: la sentenza è attesa per lunedì mattina.

Letby aveva ingannato tutti con la sua aria gentile e una vita apparentemente ordinaria, le foto dei gatti e il letto con il pupazzo di Winnie Pooh: una killer «di colore beige» secondo l’ispettrice Evans. Durante la sua testimonianza in aula, ha negato ogni accusa, a dispetto di quei post-it trovati dalla polizia nella sua casa che sembravano essere una confessione.

La polizia ha cominciato a indagare su segnalazione dell’ospedale, che aveva notato un'impennata di morti apparentemente inspiegabili, e ha riscontrato un filo conduttore: Lucy era l’unica persona ad essere sempre presente al momento della morte dei piccoli.

Ora il Paese si chiede come sia potuto accadere, se l’ospedale o la polizia abbiano ignorato possibili segnali, abbiano mancato di agire in tempo. Il governo ha annunciato un’inchiesta indipendente, mentre la polizia si appresta a indagare su altri bimbi curati da Letby negli anni precedenti: potrebbe essere solo la punta dell’iceberg.

E resta da capire il movente. Secondo l’unica ipotesi emersa finora, sulla base di frasi scritte nel diario, Letby avrebbe maturato un’ossessione per un dottore: provocare una crisi nei bambini sarebbe stato un modo per farlo accorrere nel reparto. —

Pubblicato su Corriere delle Alpi