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Auto falcia famiglia in vacanza, tre morti nel Bellunese. Verifiche sull’uso del cellulare, conducente tedesca a forte velocità

A perdere la vita sono stati il papà di 48 anni, la nonna di 65 e un bimbo di due anni, travolti da un’automobilista

È finita in tragedia la vacanza di una famiglia di Mestre che a Santo Stefano di Cadore, nelle Dolomiti bellunesi, stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza nella seconda casa in montagna. A morire sono stati il papà di 48 anni, la nonna di 65 e un bimbo di due anni, travolti da un’automobilista tedesca trentenne. Il sospetto è che la donna al momento dell'incidente stesse usando in modo improprio il cellulare.

L'impatto, violentissimo, è avvenuto in pieno centro del paese: il gruppo - con nonni, genitori e due bambini, uno nel passeggino e l’altro sulla biciclettina - stava camminando lungo un marciapiede stretto della strada regionale 355 che conduce a Sappada quando è stato falciato dalla vettura. Sono morti praticamente sul colpo il papà Marco Antoniello, e la nonna, Maria Grazia Zuin, mentre il piccolo di due anni è deceduto dopo il trasporto in elicottero all'ospedale di Belluno. Ricoverati ma non gravi nello stesso nosocomio la mamma e il nonno. Quest'ultimo è stato colto da malore dopo aver assistito all'incidente.

Secondo i testimoni, l’Audi nera condotta dalla 30enne ha prima sfiorato il piccolo in bicicletta e la mamma per poi centrare il papà, il figlioletto più piccolo e la nonna. In centro a Santo Stefano in quel momento c'erano molte persone, visto che si stava celebrando una funzione funebre. L'allarme è stato dunque immediato: sul posto i sanitari del Suem 118, l'auto medica di Pieve di Cadore e l'ambulanza di Auronzo, i vigili del fuoco e i carabinieri. Dai rilievi compiuti dai militari sembrerebbe che l'auto viaggiasse a forte velocità e che non siano stati riscontrati segni di frenata.

Dal punto dell'impatto al luogo in cui sono stati ritrovati i corpi vi è una distanza di quasi 30 metri. Sulla base di alcune testimonianze sembrerebbe che al momento dell'incidente la 30enne stesse usando in modo improprio il cellulare. Anche la conducente dell'automobile investitrice è stata condotta in ospedale a Pieve di Cadore in stato di choc e per lievi ferite riportate nell'impatto. Agli investigatori, dopo essere stata sottoposta agli esami del sangue per valutarne l'eventuale positività a droghe o alcol, ha riferito di aver perso improvvisamente il controllo della vettura. Le forze dell'ordine, che la stanno interrogando con l'ausilio di una traduttrice, stanno valutando l'accusa di omicidio stradale. Immediato il cordoglio del Presidente del Veneto, Luca Zaia.

«È una di quelle notizie che non vorresti mai leggere e che lascia completamente senza parole - sottolinea -. Una tragedia che colpisce una famiglia, ma anche un'intera comunità. Mi stringo al dolore dei familiari ai quali porgo le più sentite condoglianze personali e istituzionali". La tragedia del Cadore, per Luigi Altamura, comandante della Polizia municipale di Verona e e componente del tavolo di coordinamento delle Polizie locali in Anci, riporta l'attenzione sulla tutela del pedoni, gli utenti più vulnerabili sulla strada.

«In Italia, grazie ai dati Asaps, sono stati già segnalati oltre 200 decessi da inizio anno con la geolocalizzazione di ogni incidente - osserva -. Prima del Covid nel 2019 erano morti 534 pedoni. Ora si rischia di superare questo triste dato». Alta velocità, distrazione e guida alterata, conclude Altamura, «hanno provocato morti soprattutto sulle strisce pedonali e sui marciapiedi, i luoghi che dovrebbero essere più sicuri. Servono più controlli sull'alta velocità e l'approvazione urgente di un decreto-legge sulla sicurezza stradale».

Pubblicato su Corriere delle Alpi