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Anziana trovata morta in casa a Treviso, la verità con l’autopsia: soffocata e uccisa. Chi era Margherita Ceschin, la nonna amata da tutti

Le due figlie: «Piena fiducia negli inquirenti». Un vicino: «Ho notato la finestra del terrazzino aperta»

Margherita Ceschin era mamma di due figlie e nonna di tre nipoti. Si era trasferita da quattro anni da Ponte di Piave a Conegliano per avvicinarsi a una delle figlie, alla anziana madre (mancata per Covid) da accudire ed al fratello.

Era una signora da sempre dedita alla famiglia, di modi semplici ed eleganti, benvoluta da tutti e che aveva dedicato questa parte della vita, da nonna ancora giovane ed attiva, ai propri nipoti, che la adoravano.

«Una donna allegra e piena di amiche, dinamica e con uno stile di vita che non dava nell’occhio, senza alcun hobby particolare», dico le due figlie, Francesca ed Elisabetta. C'è un misto di sentimenti, tra paura, incredulità e sconcerto. Anche loro sono attoniti per gli sviluppi della vicenda, con un omicidio che si è consumato nel loro condominio, dove nessuno tra venerdì e sabato ha notato anomalie.

La donna era originaria di San Pietro di Feletto, appartenente a una famiglia che ha una storica cantina, la Sanfeletto.

L'attività vitivinicola era stata sviluppata dal padre Rino e portata avanti dal fratello Paolo.

Margherita Ceschin si era sposata con un imprenditore agricolo di Ponte di Piave e lavorato per la sua azienda.

In pensione, abitava da sola in quell'appartamento. Cosa sia accaduto nell'alloggio e chi l'abbia aggredita a morte rimane un mistero, anche per chi vive in quel condominio al civico 15 di via XXVIII Aprile.

«Noi abbiamo visto che venerdì mattina faceva le pulizie, poi sabato non l'abbiamo vista», racconta il signor De Luca, che vive nell'appartamento sovrastante. «Io e mia moglie sabato mattina alle 7 siamo andati a fare una passeggiata e quando siamo tornati abbiamo notato la porta finestra del terrazzino tirata su, ma non ci avevamo fatto molto caso, perché con il caldo anche noi la lasciamo aperta».

Era comunque apparsa un'anomalia, perché solitamente di mattina presto non la vedevano aperta. «Era distesa sul divano in pigiama», la testimonianza dei residenti, uno dei quali era salito per primo dall'esterno, scoprendo il cadavere. «Anni fa qui c'erano stati dei furti, mai però un episodio di violenza».

«Una signora sempre gentile», racconta Ettore Piccoli, un pensionato che vive all'ultimo piano della palazzina di otto appartamenti, all'incrocio tra via XXVIII Aprile e via Galilei. Nessuno tra i residenti del condominio ha avvertito movimenti anomali.

«Sabato ero a letto e alle 23,30 ho sentito i soccorsi e dopo ho saputo cosa era accaduto», spiega il vicino di casa. La donna aveva un appuntamento con delle amiche per andare a mangiare fuori una pizza a cena. Sono state loro a lanciare il primo allarme.

«Presunto infarto miocardico» era stata la prima ipotesi, ma fin da subito la situazione era apparsa poco chiara e l’esito dell’autopsia di ieri ha aperto tutto un altro scenario, ben più drammatico.

«I carabinieri con le torce illuminavano il terrazzino», raccontano i testimoni. Sotto al terrazzo dal quale potrebbe essersi introdotto il ladro omicida c'è una grondaia leggermente piegata verso l'esterno, ma sembra che sia incurvata da tempo. A una ventina di metri dal condominio è posizionata una delle varie telecamere di videosorveglianza del sistema comunale che punta però verso la strada, per monitorare i veicoli in transito e non è di quelle “brandeggiabili”, ovvero capaci di effettuare riprese a 360 gradi.

Pubblicato su Corriere delle Alpi