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Incidente Roma, in settimana i funerali del piccolo Manuel. Le accuse dell’ Associazione vittime della strada: “Pessimo segnale che l’indagato sia libero”

L'avvocato Musicco, presidente di Avisl Onlus tra i promotori della legge sull'omicidio stradale: «Non si capisce quale siano le ragioni. Stiamo parlando di una persona che, per girare dei video social, viaggiava a velocità estremamente sostenuta e pure positiva ai cannabinoidi»

L’inchiesta va avanti. Il pubblico ministero titolare dell’inchiesta ha affidato l’incarico per l'autopsia sul corpo del piccolo Manuel morto nell'incidente stradale di Casal Palocco che vede iscritto nel registro degli indagati Matteo Di Pietro, il ventenne che era alla guida del Suv Lamborghini. Nel procedimento si ipotizzano i reati di omicidio stradale e lesioni. All'inizio della prossima settimana verrà dato il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia per procedere con le esequie.

Le accuse dell’ Associazione Vittime Incidenti Stradali, sul Lavoro e Malasanità

Ma nel frattempo non si placano le polemiche per il gravissimo incidente in cui ha perso la vita a Roma un bambino di cinque anni. «La persona che era alla guida, lo youtuber ventenne Matteo Di Pietro, è indagato per omicidio stradale, ma è ancora a piede libero». A dirlo, in una nota, è l'avvocato Domenico Musicco, presidente di Avisl Onlus- Associazione Vittime Incidenti Stradali, sul Lavoro e Malasanità tra i promotori della legge sull'omicidio stradale «Non si capisce quale siano le ragioni - sottolinea in una nota - per le quali non siano stati presi provvedimenti restrittivi. Stiamo parlando di una persona che, per girare dei video social, viaggiava a velocità estremamente sostenuta e pure positiva ai cannabinoidi, la quale ha provocato un incidente in cui è morto un bimbo di 5 anni. Un fatto di una gravità inaudita». Secondo l'avvocato, «esistono tutti i presupposti previsti dalla legge sull'omicidio stradale perchè per il giovane vengano disposti quantomeno gli arresti domiciliari, anche per il pericolo di reiterazione del reato. Invece, con mio stupore, non è successo assolutamente niente. E capita addirittura di leggere sui giornali che per qualcuno ciò che è successo sia stato solo il frutto di una bravata. Ciò che sta accadendo è un pessimo segnale - conclude - sia per la giustizia sia per la famiglia della vittima».

Colpa del web

Ad intervenire sull'incidente stradale avvenuto a Roma in cui ha perso la vita un bambino di cinque anni è Giovanni Baggio, presidente nazionale dell'Aiart, il quale «evidenzia come la responsabilità personale sia sempre più sfumata e come le challenge social siano sempre più luoghi cruciali nella vita degli adolescenti e dove il desiderio di fama è strettamente correlato ad un elemento base di questi strumenti: la possibilità illimitata di visibilità». «E’ il bisogno di popolarità - precisa Baggio- l'elemento primario che aggrava e si correla secondariamente all'uso di una challenge e della sfida che può diventare mortale». «E' sicuramente indispensabile un sistema normativo che vincoli questi strumenti e impedisca che le sfide social, come quella che ha portato alla tragedia di Casal Palocco, si diffondano sulla rete».

Pubblicato su Corriere delle Alpi