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Fabriano, ucciso dalla convivente con colpi al volto e alla testa: fermata la donna. L’avvocato: “Non voleva ammazzarlo, si è solo difesa”

La vittima è un agente di commercio di 63 anni. I carabinieri ritengono poco credibile la versione della donna e del suo avvocato

ANCONA. Colpito più volte al viso e alla testa con un oggetto contundente, probabilmente un abat jour, che gli ha procurato, tra l'altro, una frattura del cranio, al culmine di una lite con la sua compagna. È morto così Fausto Baldoni, un 63enne di Fabriano, in provincia di Ancona, agente di commercio: il corpo è stato trovato ieri sera in camera da letto, in una palazzina in via Castelli, dai carabinieri, entrati insieme ai vigili del fuoco dopo l'allarme dato dai fratelli dell'uomo. In stato di fermo per omicidio volontario la convivente di Baldoni, Alessandra Galea, 51 anni, nata a Jesi, ma residente a Perugia, anche se da tempo ormai la sua vita gravitava su Fabriano. Ora è rinchiusa nella sezione femminile del carcere di Villa Fastiggi a Pesaro.

L'uomo era atteso ieri a un pranzo pranzo organizzato dalla sorella fuori città, ma non si è presentato e il suo telefono ha squillato a vuoto. In serata la sorella è andata a casa di Fausto e, non ricevendo risposta, si è rivolta ad un pattuglia di carabinieri di passaggio. Ora i familiari sono convinti che la morte di Baldoni risalga addirittura a ieri mattina. Alessandra Galea non era in casa, sarebbe uscita subito dopo l'aggressione al compagno ed è stata poi rintracciata per le vie di Fabriano dai carabinieri, dopo ore in cui su Fabriano è caduta una bomba d'acqua. Sentita dai militari del Nucleo Investigativo ha negato ogni addebito. Anzi, secondo il suo legale Franco Libori, del foro di Perugia, «non c'era nessuna intenzione di ucciderlo. Si è solo difesa».

La sua versione dei fatti però non è stata ritenuta credibile, tanto che il pm Daniele Paci della Procura di Ancona ha chiesto il fermo. Su di lei pesano alcuni elementi probatori già raccolti dagli investigatori. E un contesto familiare segnato da un altro fatto di sangue del passato: nell'estate del 2014, sempre a Fabriano, sua sorella Consuelo, affetta da disturbi psichici, uccise la madre Maria Bruna Brutti, di 76 anni, colpendola più volte al capo con il calcio di un fucile da soft air. Risultata affetta da schizofrenia e bipolarismo, Consuelo si trova in un ospedale psichiatrico giudiziario: dovrebbe uscire nel 2025.

Non hanno dubbi su cosa sia successo i fratelli della vittima, Rita e Terenzio Baldoni: «Nostro fratello, per la sua generosità e bontà, ha trovato un epilogo alla sua vita che non meritava» fanno sapere tramite il loro legale, l'avvocato Angelo Franceschetti. Fausto e Alessandra si conoscevano da anni, ma convivevano da due. «Tra Fausto e la compagna c'erano molti problemi, tanti litigi. Più volte, l'uomo ha confidato ai familiari di temere per la propria vita, tanto da aver fatto sparire tutti i coltelli - riferisce l'avvocato -. Temeva anche di essere avvelenato e spesso viveva chiuso in una stanza, quando lei era in casa». I due figli di Alessandra, nati da una precedente relazione, «sono stati in pratica cresciuti da nostro fratello. Fausto era generoso, buono, si è fidato e non meritava questo tristissimo epilogo» si disperano i fratelli.

Sconvolta la città di Fabriano, un tempo florida capitale del distretto degli elettrodomestici, e da anni alle prese con una serie di difficoltà nei principali siti produttivi dell'area. Eppure dell'inferno quotidiano di cui parlano i fratelli di Fausto, in città non si sapeva nulla: «La coppia non era conosciuta ai servizi sociali», racconta la sindaca Daniela Ghergo. Per Alessandra Galea l'udienza di convalida si terrà nei prossimi giorni. È stata intanto disposta l'autopsia.

Pubblicato su Corriere delle Alpi