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Donna uccisa nel Polesine: l’ipotesi che il colpo sia partito al figlio per un tragico gioco

La pistola era stata nascosta in un terreno vicino all’abitazione. I due bambini di 8 e 12 anni potrebbero essere riusciti a mettere le mani sulle armi incustodite, maneggiandole poi senza rendersi conto delle conseguenze

È stata ritrovata l’arma che potrebbe aver ucciso Rkia Hannaoui. Qualcuno l’aveva nascosta in un terreno vicino all’abitazione dove la donna viveva con la famiglia e con il passare delle ore si fa largo l’ipotesi che tutto sia successo per un tragico gioco dei due figli, che hanno 8 e 11 anni.

I due bambini potrebbero essere riusciti a mettere le mani sulle armi incustodite, maneggiandole poi senza rendersi conto delle conseguenze. La ricostruzione sarebbe anche coerente con la scelta di seppellire l’arma, con l’intento di ingannare gli investigatori. La Procura sta comunque ancora compiendo gli ultimi accertamenti.

Secondo una ricostruzione sommaria della vicenda, i bambini avrebbero scoperto le armi, che il vicino di casa teneva custodite all'interno di un capanno adiacente all'edificio. Trovata la pistola sarebbero entrati in casa; qui, in cucina, il piccolo avrebbe maneggiato la pistola da cui è partito improvvisamente un colpo che ha preso alla testa la madre.

Disperati, i due avrebbero poi chiamato in soccorso il vicino, che era nel suo appartamento, e che a sua volta ha chiesto l'intervento delle forze dell'ordine e del 118.

Come sia finita la pistola nel campo adiacente l'abitazione, è tutto da accertare. Con ogni probabilità potrebbe essersi trattato di un tentativo da parte dell'uomo di coprire i due bambini, raccontando agli investigatori una versione di comodo della tragedia. Attualmente i due piccoli sono con il padre, a casa di uno zio.

L’autopsia sul cadavere di Rkia Hannaoui ha confermato l’esito della tac cerebrale eseguita poche ore dopo il suo ritrovamento, sanguinante e incosciente, nel soggiorno di casa: è stato un colpo d’arma da fuoco, probabilmente calibro 22, a uccidere la giovane mamma trovata morente dai figli nella cucina della sua abitazione, nelle campagne di Ariano Polesine.

Di proiettile aveva parlato la Procura di Rovigo fin dall’inizio, ora però si sa anche il calibro di quell’oggetto metallico rilevato dalla risonanza magnetica. Ma c’è di più, perché ora è stata anche trovata l’arma.

Qualcuno l’aveva nascosta in un terreno vicino all’abitazione. I carabinieri sono vicini alla soluzione del caso.

Possono quindi essere accantonate le ricostruzioni fantasiose che il marito Lebdaoui Asmaoui aveva diffuso con qualche intervista, circa una caduta accidentale nella cucina di casa. Il medico legale ha estratto dal cranio della donna un’ogiva di piccolo calibro: l’identificazione precisa sarà affidata a una perizia balistica, che dovrà cercare di ricostruire la traiettoria del proiettile e comprendere la natura dell’arma che l’ha esploso.

Ma sarà difficile compiere questo accertamento per un errore commesso fin dal primo intervento: il corpo della donna è stato trasportato in ospedale dal 118 e la scena non è stata cristallizzata. I carabinieri, infatti, sono stati messi in allerta dai sanitari del 118 solo due ore dopo, quando con la tac è emersa la presenza del proiettile in testa.

Pubblicato su Corriere delle Alpi