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Il Cnsas: «Ancora tanti pericoli in montagna. Fare attenzione anche dove c’è poca neve»

Alex Barattin dopo la valanga mortale in Alto Adige: «Ci sono cumuli portati dal vento, serve un occhio attento»

«Sono tra i giorni più pericolosi per le uscite in montagna, specialmente sui versanti che presentano ancora tracce di neve». Per Alex Barattin, capo del Soccorso alpino non ci sono dubbi: «Occorre la massima prudenza», sottolinea, «uscire nelle prime ore della mattina, magari portandosi appresso i ramponcini, e rientrare ben prima di mezzogiorno. In quota c’è davvero tanta neve ventata e, quindi, ancora più pericolosa».

La tragedia che ha colpito Gabriele Costantini e Solveiga Kemzuraite, veneziano lui e lituana lei, ha lasciato il segno. Sono stati travolti da una valanga in Valle Aurina in condizioni che inducono a una profonda riflessione. Percorrendo un sentiero quasi privo di neve, i due escursionisti hanno attraversato un canalone ed è qui che sono stati traditi da una massa di neve instabile, piazzata a monte. La valanga si è staccata molto più in alto e li ha trascinati a valle addirittura per 300 metri. I loro corpi non sono stati trovati sepolti dalla neve. Gabriele e Solveiga sono morti per le gravi lesioni riportate.

«Anche se in quota non c’è tanta neve, il pericolo valanghe è sempre presente. Possiamo infatti trovare lastroni da vento molto pericolosi», spiega Barattin. «Anche cinque centimetri di neve depositati dal vento in un canalone, possono essere pericolosi. Bisogna quindi avere un occhio molto attento e non sottovalutare le condizioni attuali. Di notte gela, alla mattina c’è un forte irradiamento e quindi le condizioni cambiano in modo radicale in poche ore».

Il ghiaccio in particolare impone di avere un’attrezzatura adeguata. Le catenelle possono andare bene sulle strade silvo-pastorali, sui sentieri invece bisogna avere i ramponi. E magari anche la piccozza, nonché – se si va sulla neve – anche l’Arva e la pala. «Quando faccio formazione», esemplifica il delegato di Cnsas, «ricordo che una stanza di cinque metri per cinque, come può essere la nostra cucina di casa, se ci metto dentro venti centimetri di neve tutta in un angolo, sono cinque metri cubi. Se gli diamo un peso medio di 240 chili al metro cubo, vuol dire che c’è un peso di 12 quintali sull’angolo della casa. È come il peso di una macchina sopra di me. Si pensi, a questo punto, a un versante che si stacca. Questo per significare che tante volte non ci rendiamo conto del peso della neve».

In questi giorni la neve, dopo la più recente precipitazione, si sta assestando. Nelle ultime due settimane i soccorsi in quota, per la verità, sono diminuiti di numero, non per questo c’è meno gente in montagna. Probabilmente quella che rimane è più consapevole dei rischi presenti. «Ma andiamo verso le classiche gite fuori porta di Pasqua e pertanto», consiglia ancora Barattin, «è saggio raddoppiare l’attenzione».

Per la verità, ci sono valli che sembrano essere ancora in pieno inverno. Come la Val Salatis, sopra l’Alpago. È qui che c’è stata un’esercitazione condivisa tra il Bellunese e il Friuli. «Sembrava, appunto, di essere nel pieno della stagione invernale», ammette Barattin.

Pubblicato su Corriere delle Alpi