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Schlein domani a Milano per la Giornata in ricordo delle vittime di mafia. Sala: “Leggeremo anche i nomi dei morti di Cutro”

Oggi l’incontro nell'aula magna della Statale con 500 familiari dall'Italia e dall'estero. A seguire la veglia alla chiesa di Santo Stefano. Don Ciotti: «Ricordiamo i nostri cari spazzati via e assassinati dalla violenza criminale mafiosa»

MILANO. Ci sarà anche la segretaria del Pd Elly Schlein alla manifestazione di Milano organizzata da Libera per la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia. Ricorrenza, ha sottolineato, «nella quale la memoria diventa impegno quotidiano di tutte e tutti. Saremo lì per stringerci accanto ai familiari di ogni vittima innocente, per ribadire insieme la lotta senza quartiere a tutte le mafie».

Oggi, intanto, 500 familiari italiani e stranieri di quelle vittime si sono riunite nell’aula magna della Statale di Milano. Il sindaco Beppe Sala, intervenuto per l’occasione, ha annunciato anche che «su stimolo di don Luigi, si è deciso di leggere domani in piazza anche i nomi delle vittime della tragedia di Cutro».

Ricordando la manifestazione di sabato per i diritti delle coppie omogenitoriali, Sala ha sottolineato come la città tenda sempre «a trovare soluzioni ai problemi». Nella piazza di Milano Libera ritorna dopo 13 anni. «Per quattro motivi», spiega il sindaco. «Ricordare il trentennale di via Palestro. Commemorare l’impegno di Lea Garofalo. Tenere a mente quanti beni confiscati alla mafia abbiamo riconvertito e assegnato a enti e associazioni». Ma soprattutto, ha concluso citando la minaccia di infiltrazioni mafiose tra Olimpiadi invernali e fondi del Pnrr, «dire alla mafia che agiremo con anticorpi forti, che siamo pronti a combattere».

Tra le persone arrivate a Milano per manifestare nella due giorni di Libera c’era anche Vincenzo Agostino, padre di Antonino, poliziotto ucciso a Carini il 5 agosto 1989. Da quel giorno ha deciso di non radersi più finché non otterrà giustizia. È con lui che Sala ha scherzato prima di salire sul palco. «Hai 85 anni ma hai ancora quei capelli». E nel giro di interventi dedicati ai familiari, ha condiviso la sua lotta personale: «Sono riuscito a ottenere un ergastolo per gli assassini di mio figlio. Ora stiamo aspettando l’esito della prossima causa, che credo potremo vincere».

A parlare, tra gli altri, Mario Esposito Ferraioli, a cui hanno ammazzato il fratello 45 anni fa: “Ho portato una pergamena con dentro una ricetta di Tonino, che ho chiamato “Ciottolini della legalità” in onore di don Luigi». Jolanda, venuta apposta dal Messico per l’occasione, ha riportato la storia di «112mila desaparecidos e 52 corpi non ancora identificati».

«I temi che leggiamo sul cartellone dell’evento di Libera – ha detto il rettore Elio Franzini – sono quelli che la nostra università ha nel proprio Dna». Dopo aver ricordato l’omicidio del professor Galli nel 1980, a qualche decina di metri dall’aula magna, ha aggiunto: «Solo con lo studio potremo fare in modo che non vi siano più parenti di vittime assassinate. La nostra lotta passa attraverso lo studio e l’analisi, siamo qui per ascoltarvi: lo studio è nulla senza l’esperienza di chi ha vissuto la mafia nella propria carne». Ha poi lanciato una proposta per gli anni a venire. «Questa è la prima volta che vi accogliamo in ateneo, speriamo che non sia l’ultima. Le nostre aule sono sempre aperte per voi».

Al termine dell’incontro in ateneo, i familiari e i volontari dell’associazione si sono mossi in corteo verso la chiesa di Santo Stefano, per una veglia presieduta dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini. Don Luigi Ciotti ha tuonato dal pulpito: «Ricordiamo i nostri cari spazzati via e assassinati dalla violenza criminale mafiosa». Ha poi richiesto l’intervento di Dio con una «dolce pedata» per «trasformare dolore e fatica in testimonianza, impegno e speranza». A margine della celebrazione, ha dichiarato a La Stampa quanto fosse importante la presenza dei 500 familiari a Milano: «L’80 per cento di loro non sa ancora la verità sulle morti dei loro cari e aspettano ancora giustizia. Ecco perché queste giornate sono importanti: dobbiamo lanciare un forte messaggio di azione».

Pubblicato su Corriere delle Alpi