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Gli ultimi istanti di vita di Francesco Pio Maimone, ucciso a 18 anni per sbaglio. Il testimone chiave e l’amico della vittima: così è stato incastrato il killer

Per l’omicidio è stato condotto in carcere, su decreto di fermo della procura di Napoli (pm Antonella Fratello in forza alla Dda), il 19enne Francesco Pio Valda

«Come sempre accade ci sono state testimonianze determinanti, ma c’è stata anche molta omertà. Quando muore un ragazzo di 19 anni c’è l’obbligo morale anche per il criminale di raccontare quello che è successo. Ma non tutti hanno avuto questa accortezza». Il capo della Squadra Mobile di Napoli Alfredo Fabbrocini tocca uno dei nervi scoperti di qualsiasi indagine inerente episodi di criminalità cui pure hanno assistito numerose persone. E lo fa nel corso di una conferenza stampa convocata in Questura per fare il punto sulle indagini relative all’omicidio di Francesco Pio Maimone, il 18enne di Pianura ucciso da un colpo di pistola esploso tra la folla dinanzi a uno chalet a Mergellina a Napoli mentre stava tranquillamente consumando noccioline in compagnia di due amici.

Per l’omicidio è stato condotto in carcere, su decreto di fermo della procura di Napoli (pm Antonella Fratello in forza alla Dda), il 19enne Francesco Pio Valda, proveniente da un contesto familiare segnato dalla criminalità organizzata. La Squadra Mobile l’ha trovato ieri sera nell’abitazione di un parente nel quartiere Ponticelli. Lui non ha opposto resistenza e ora, difeso dall’avvocato Antonio Iavarone, attende l’udienza di convalida del fermo. In quella fase, forse, dirà cosa è accaduto tra domenica e lunedì fuori a quello chalet a Mergellina. E potrà dire che fine ha fatto la pistola che ha ucciso Francesco Pio Maimone. L’arma, infatti, non è stata trovata. I poliziotti sospettano che si tratti di un revolver perché sul luogo del delitto non sono stati trovati bossoli. «Ci sono degli aspetti ancora da chiarire», osserva il capo della Mobile Fabbrocini. La dinamica del fatto è pressoché ricostruita grazie alle telecamere di videosorveglianza ma anche grazie a qualche testimonianza. «Hanno collaborato alcuni amici della vittima, ma anche alcuni amici dell’indagato», incalza Fabbrocini.

 stato così possibile stabilire che Francesco Pio Maimone, dopo una serata trascorsa a lavorare presso la pizzeria del cognato, aveva raggiunto gli chalet di Mergellina con due amici. I tre s’era seduti a un tavolino e stavano consumando noccioline. Pochi passi più in là tanti altri ragazzi, come sempre accade nei fine settimane in questa zona della città. Tra la folla una comitiva di giovanissimi proveniente dal rione Traiano e una proveniente dall’altro lato della città, dal quartiere Barra. Sono una decina in tutto.

In pochi istanti accade qualcosa: forse a causa di un cocktail rovesciato o forse a causa di un piede pestato (la circostanza non è stata accertata), a qualcuno viene sporcata la scarpa. Volano le prime parole grosse, poi in pochi istanti gli animi si surriscaldano. «Gli animi più accesi sono quelli due, tre ragazzi», annota il capo della Mobile. In un nonnulla spunta una pistola. A impugnarla, secondo la ricostruzione investigativa, è Francesco Pio Valda. E partono i colpi di pistola. In che sequenza ancora non si sa: «La videosorveglianza non ci permette di vedere esplosione colpi d’arma da fuoco. Non è ancora chiaro se abbia prima sparato in aria e poi tra la folla, stiamo lavorando per accertarlo», continua Fabbrocini. Quel che è certo è che un colpo di pistola raggiunge l’innocente Francesco Pio Maimone. Valda si da subito alla fuga: «Viene caricato in macchina da una persona e portato via», sottolinea Fabbrocini.

Ciò che, invece, accade a Maimone lo racconta l’amico del 18enne, Carlo C., che si trovava seduto al tavolino e che non riesce a darsi pace: «C’è stata una sparatoria, qualche litigio dietro di noi, un ragazzo che non conoscevamo. L’hanno colpito, io pensavo che era svenuto. Mi ha chiamato: “Carlo, Carlo”. Non ha parlato più. Ha tirato la lingua da fuori, ha chiuso gli occhi. È morto in braccio a me. Non si può morire così, pare un film». Un brutto film.

Pubblicato su Corriere delle Alpi