Chiese in Provincia di Trento - città di : Chiesa di Santa Maria Assunta

Chiesa di Santa Maria Assunta
ASSUNZIONE S. Maria Assunta

TRENTO
via Roma - Vigo, Ton (TN)
Culto: Cattolico
Diocesi: Trento
Tipologia: chiesa
Posta all’estremo orientale dello sperone di roccia che ospita il nucleo storico di Vigo e affiancata, nel terrazzamento inferiore, dal camposanto, la pieve di Ton, menzionata dai documenti a partire dal XIII secolo, venne riedificata nel secondo quarto del Cinquecento (tra il 1531 e il 1549 circa) dal capomastro comacino Luigi Frisoni e successivamente ampliata e sopraelevata da Bernardo Tacchi il Vecchio tra il 1718 e il 1735 circa. La chiesa attuale, orientata a nord-est, porta i segni di... Leggi tutto
Fonte: BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web

Dettagli

Posta all’estremo orientale dello sperone di roccia che ospita il nucleo storico di Vigo e affiancata, nel terrazzamento inferiore, dal camposanto, la pieve di Ton, menzionata dai documenti a partire dal XIII secolo, venne riedificata nel secondo quarto del Cinquecento (tra il 1531 e il 1549 circa) dal capomastro comacino Luigi Frisoni e successivamente ampliata e sopraelevata da Bernardo Tacchi il Vecchio tra il 1718 e il 1735 circa. La chiesa attuale, orientata a nord-est, porta i segni di queste due fasi costruttive: la facciata timpanata, prossima all’edificio che le sta di fronte, è caratterizzata da quattro paraste e altrettante lesene superiori, separate da un marcapiano aggettante, che suddividono la superficie in tre settori disuguali con ritmo ABA; al centro si aprono il portale architravato elevato su di una scalinata di quattro gradini e una finestra rettangolare. Alla sua destra si eleva il campanile, con fusto intonacato raso sasso e cantonali sfalsati in pietra a vista, una teoria di feritoie sovrapposte sul lato sud-est e quadranti di orologio sui lati nord-est e sud-ovest; quattro monofore centinate si aprono nella cella campanaria e altrettante aperture allungate marcano il tiburio ottagonale intonacato e tinteggiato, frutto della sopraelevazione settecentesca, completato dalla copertura ottagonale a cipolla, con globo, croce e galletto segnavento apicali. Sul fianco destro della chiesa, dopo il campanile, emergono i volumi quadrangolari finestrati della cappella dell’Immacolata, a cui si addossa uno stretto vano adibito a ripostiglio, della sacrestia e dell’ambiente di collegamento tra questa e il presbiterio; il fianco sinistro costeggia via Roma ed è caratterizzato da monofore archiacute e a pieno centro, da un accesso secondario architravato in corrispondenza della seconda campata e da un contrafforte a parallelepipedo in pietra parzialmente lasciata a vista. L’abside poligonale è segnata da lesene intonacate e reca una finestra a luce mistilinea e una nicchia ospitante una statua al centro della parete di fondo. All’interno la navata unica, coperta da volte a botte unghiata, è divisa in quattro campate, la prima delle quali di ampiezza maggiore, sorrette da coppie di paraste intonacate inglobanti i cinquecenteschi pilastri in pietra con semicolonne addossate; in corrispondenza della seconda campata a destra si sviluppa la cappella dell’Immacolata, elevata di un gradino e delimitata da balaustre, mentre specularmente è presente l’ingresso secondario. Ai piedi dell’arco santo a pieno centro leggermente disassato si addossano gli altari minori ignei; salendo due gradini si raggiunge il presbiterio, non perfettamente in asse con la navata, coperto da volta a vela, forato da finestre speculari, due archiacute e due a pieno centro e dominato dalla struttura dell’altare maggiore, dietro il quale si chiude l’abside poligonale. Si accede alla sacrestia sulla destra, attraversando un ambiente di passaggio. Il marcapiano con fregio rosato percorre l’intera chiesa, ad altezza diversa nella navata e nel presbiterio e interrompendosi in corrispondenza delle aperture.

Preesistenze

L’emersione di elementi lapidei verticali (pilastri e colonne) sotto alcune delle paraste della navata, avvenuta nel corso di un restauro presumibilmente negli anni Novanta, conferma, insieme alla forma archiacuta delle monofore, che le strutture di questa porzione di edificio, assieme alla parte sud-occidentale del presbiterio e al fusto del campanile, sono le più antiche della costruzione.

Pianta

Navata a pianta rettangolare con asse maggiore longitudinale, integrata a destra da una cappella e ambienti di servizio a pianta rettangolare o quadrangolare; presbiterio a pianta rettangolare con asse maggiore trasversale, concluso da abside poligonale.

Facciata

Facciata timpanata caratterizzata dalla presenza di quattro paraste e altrettante lesene superiori, separate da un marcapiano aggettante, che suddividono la superficie in

1233 - 1233 (menzione carattere generale)

Il termine “pieve di Ton” è documentato per la prima volta con uso territoriale nel 1233; nel 1288 si registra il primo nome del curatore d’anime, il pievano Guglielmo (Trento, Archivio di Stato, Archivio del Principato Vescovile).

1321 - 1321 (lavori intero bene)

Secondo Weber (1938), nel 1321 la comunità di Dardine, appartenente alla pieve di Torra, a cui era stato concesso lo sfruttamento del monte Malachino insieme alle ville della pieve di Ton, si rifiutò di concorrere alle spese per lavori alla chiesa “già fatti o da farsi”, e da tale fatto si dedurrebbe che fosse in atto un intervento di rifacimento o ristrutturazione di una certa entità. Tale ipotesi non è tuttavia suffragata da evidenze materiali e non è al momento verificabile.

1500/08/01 - 1500/08/01 (consacrazione carattere generale)

Alla fine del XV secolo un nuovo intervento di una certa importanza deve aver interessato l’edificio, tanto da rendere necessaria una riconsacrazione, avvenuta il 1° agosto 1500, per mano del vescovo Francesco della Chiesa, titolare di Drivasto e suffraganeo di Udalrico Lichtenstein.

1531 - 1549 (ricostruzione intero bene)

Durante la visita pastorale del 1537 la pieve era inagibile, in quanto “de novo fabricata et nondum finita”, tanto che si dovette celebrare nella chiesa di San Vigilio. A capo della ricostruzione, fatta conservando il luogo sacro scelto in precedenza, vi era il comacino Luigi Frisoni (Luixo de Frisono taiapreda), che firmò una lapide oggi inserita nel pavimento e datata 1549, da considerare come l’anno di chiusura del cantiere, apertosi presumibilmente all’inizio degli anni Trenta.

1558/11/20 - 1558/11/20 (consacrazione carattere generale)

Il nuovo edificio venne consacrato il 20 novembre 1558 da Mariano Mano, suffraganeo del cardinale Cristoforo Madruzzo, insieme ai tre altari esistenti, che dalla visita pastorale del 1579 risultano dedicati alla Madonna (il maggiore), a Sant’Antonio Abate (poi a Sant’Antonio di Padova) e a Santa Caterina.

1650 - 1699 (costruzione cantoria)

L’attuale cantoria lignea è stata assegnata dagli studiosi alla seconda metà del XVII secolo.

1718 - 1735 (ampliamento intero bene)

L’edificio sacro fu ampliato nella prima metà del XVIII secolo, presumibilmente sia ricostruendo l’area del presbiterio e dell’abside, sia aggiungendo una campata alla navata verso sud-ovest, nel periodo di reggenza della pieve di Pietro Antonio Guardi (1712-1755, teologo, zio dei pittori Giovanni Antonio e Francesco) e sotto la direzione dell’architetto comacino Bernardo Tacchi il Vecchio, pagato per lavori alla chiesa e al campanile nel 1719 e operante in Castel Thun nel 1923-1924; con l’occasione fu eretto un nuovo altare maggiore ligneo, realizzato da Vigilio Fortunato Prati (1718-1719). Nel 1724 si chiuse la volta della cappella a destra, dedicata all’Immacolata, e nel 1728 si compì la sopraelevazione del campanile (la data è visibile sul tiburio). Nel 1735, come indica l’iscrizione incisa sulla cornice della finestra a lunetta, si completò la sacrestia.

1742/09/07 - 1742/09/07 (consacrazione carattere generale)

L’edificio così rinnovato e il nuovo altare maggiore marmoreo, opera di Teodoro Benedetti del 1739, vennero consacrati dal principe vescovo Domenico Antonio Thun il 7 settembre 1742.

1908 - 1908 (ristrutturazione tetto)

Nel 1908 il tetto, un tempo più spiovente, fu ridotto alla forma attuale mediante l’innalzamento della mura esterne; in quell’occasione la copertura in scandole di larice fu sostituita da tegole a coda di castoro in cotto.

1926 - 1926 (fusione campane)

Tre delle quattro campane antiche furono requisite durante la grande guerra; sei nuovi bronzi furono rifusi dalla ditta Colbacchini di Trento nel 1926.

1949 - 1950 (ristrutturazione intero bene)

Tra il 1949 e il 1950 la chiesa fu interessata da una ristrutturazione; tra le operazioni fatte vi furono la sostituzione delle vetrate e il res

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